«IL MIO GRAZIE A MARA CONTI E A TIROTTI L'EMOZIONE PIÙ GRANDE? GUCCINI E VECCHIONI NEL SALONE DEGLI SCENOGRAFI»
Da Felice Trabacchi a Patrizia
Barbieri: undici sindaci e 43 anni
di città visti da Palazzo Mercanti.
Un osservatorio privilegiato quello di Mauro Molinaroli, giornalista e scrittore, per tre decenni responsabile dell'ufficio stampa del
Comune, in pensione da lunedì
prossimo. Ieri il saluto istituzionale del sindaco «per esprimere
il ringraziamento a una colonna
portante dell'ente - ha detto Patrizia Barbieri - punto di riferimento per gli amministratori comunali che si sono susseguiti a Palazzo Mercanti e profondo conoscitore del territorio, che il suo mestiere di scrittore e giornalista lo
ha sempre portato ad osservare
con sguardo critico e, al tempo
stesso, con amore per Piacenza».
Il cammino del ventunenne Molinaroli in Comune parte il 21 novembre 1976 da viale Beverora
(settori Cultura e Formazione, con
l'impegno nel doposcuola e
nell'organizzazione di corsi di aggiornamento per gli insegnanti).
«Era un altro mondo - ricorda - più
di mille dipendenti, c'erano ancora impiegati con i manicotti... altroché computer , social e Pec».
Partiamo da un grazie...
«Non uno, due: a Mara Conti e
Massimo Tirotti, due colleghi che
mi hanno insegnato tanto e mi sono sempre stati vicino».
Una tappa della sua carriera che
«I miei 43 anni
in municipio
collaborando
con 11 sindaci»
non può dimenticare?
«Il mio approdo a Palazzo Mercanti, nel 1981, dapprima come
stretto collaboratore del sindaco
Stefano Pareti e poi all'ufficio
stampa. Con l'amico Pareti ci accomunava la passione per la musica e realizzammo eventi importanti per quegli anni, uno in particolare mi è rimasto nella memoria».
Quale?
«Nel 1981, in un Salone degli Scenografi gremito, con Francesco
Guccini e Roberto Vecchioni, vennero entrambi gratis. Un dibattito meraviglioso mescolato alle loro canzoni eseguite assieme al
pubblico: "Luci a San Siro" e "La
Locomotiva", un ricordo che porterò dentro per sempre».
Lei è stato speaker di tante cerimonie ufficiali, incontri con personalità illustri e momenti storici
per Piacenza, ne ricorda uno in particolare?
«In effetti sono tanti. Dalla visita
di Papa Giovanni Paolo II a quelle dei presidenti della Repubblica
Pertini, Cossiga, Scalfaro e Ciampi. Ecco, forse quest'ultima circostanza è quella di cui ho il ricordo più commosso perché tre giorni dopo morì mia mamma».
Il sindaco migliore con cui ha lavorato?
«Mi creda, ho avuto un buon rapporto con tutti i sindaci, a prescindere dal loro colore politico: da Trabacchi, che era amatissimo e
aveva un contatto quotidiano diretto con i cittadini, fino a Guidotti, un gentiluomo d'altri tempi.
Passando per Reggi, una "macchina" instancabile nel cui ufficio per
dieci anni, ogni mattina alle 8, ho
fatto la rassegna stampa, fu il primo a capire l'importanza della comunicazione istituzionale; e Patrizia Barbieri, di cui mi ha impressionato la capacità di lavorare per
il "brand" Piacenza e più recentemente la sua sensibilità in questi
tristi mesi di Covid. Certo in questi 43 anni tutto è cambiato...»
In meglio? In peggio?
«E' diverso. Quando sono partito
c'era una classe politica più forte
che dominava anche la burocrazia. Oggi è il contrario. E anche il
ruolo del consiglio comunale si è
svilito».
In che senso?
«Con l'elezione diretta dei sindaci, che un tempo venivano nominati dai partiti. Quando ho iniziato in consiglio comunale ascoltavi persone di grande spessore come Trabacchi, Tansini, Filippo
Grandi, Ghillani, Bertoncini, Sforza Fogliani, Anna Braghieri, Carlo Tassi e un giovane Tommaso
Foti. Il livello del confronto era alto e c'era solo da imparare».
Un momento epico?
«Il Piacenza Calcio in serie A. Vennero più volte in Comune, con la squadra di calcio fu "promossa" tutta la città che fece un grande salto di qualità».
Libertà