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GLI ORRIBILI SLOGAN DEL CASO BIBBIANO (E COME PARLARNE)

Data: 23/11/2019

Lettera aperta al quotidiano Libertà di Stefano Cugini, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale a Piacenza. 

Michele Giardino e Tommaso Foti hanno consegnato a Libertà le loro considerazioni sul tanto parlare che si sta facendo di Bibbiano. Due autorevoli figure che esprimono considerazioni diametralmente opposte sul ruolo che la politica dovrebbe assumere di fronte a casi come questo: il silenzio, da una parte; la denuncia pubblica, dall'altra.
Vorrei aggiungere, a favore di una riflessione più compiuta, una terza versione - la mia - che fa da ponte tra le precedenti. Non si tratta di mediare alla ricerca di una sintesi, ma di provare a sottolineare alcune debolezze che dal mio punto di vista emergono: poche, in verità, nella tesi del collega Giardino, molte di più in quelle dell'On. Foti. Penso infatti che la politica non debba per nulla tacere di fronte a pericoli potenziali o conclamati, men che meno se questi incombono sui cittadini più fragili e indifesi. È compito di ogni eletto dare un senso al proprio ruolo facendosi "antenna" e "cinghia di trasmissione" tra i c.d. palazzi e le altrettanto c.d. piazze/strade. Ciò premesso, credo che la differenza tra politica nobile e volgare stia nella capacità di contestualizzare (in luogo della bieca generalizzazione), ricomporre (invece che dividere), aiutare a comprendere (al posto di confondere) e trovare soluzioni (senza creare interessati allarmismi). "Giù le mani dai bambini", se si parla di tutela dei minori, è il peggior slogan che si può utilizzare per un convegno. "Gli operatori devono sentire il fiato sul collo" (Alfonso Bonafede) è una stupidaggine che in bocca a un ministro diventa ancor più intollerabile. "Non avrò pace fino a quando i bambini non saranno riconsegnati alle famiglie" (Matteo Salvini) è una boutade pregna di ignoranza, che diventa pericolosa se a sostenerla è una figura di potere. Il mondo del sociale è troppo complesso e da maneggiare con cura per ridurre tutto a strumento di contrapposizione politica. Mentre altri "giocano", un'umanità ampia e variegata rischia di "farsi male davvero". Dio non voglia si debba assistere a una tragedia compiuta in una famiglia dove, influenzati dal "virus Bibbiano", in una sorta di perversa autotutela dei servizi sociali per cui è meglio non fare per non essere accusati, si è finiti per non allontanare le vittime dai carnefici. Perché, non dimentichiamolo, le vittime sono molte e altrettanto i carnefici, e non sempre la cosa migliore per un minore è ricongiungerlo alla famiglia. Contestualizzando, ricomponendo, aiutando a comprendere, pensando a soluzioni che permettano a magistratura e forze dell'ordine di isolare e punire i delinquenti sempre più in modo esemplare - e soprattutto con la dovuta certezza della pena - la politica farà la sua parte. Venendo alla tesi dell'On. Foti, dato che la cronaca si costruisce sull'attualità, dissento dal bisogno che, guarda caso in periodo elettorale, tutto il centrodestra sente di portare e riportare a Piacenza un tale dibattito (credo sia il terzo, su Bibbiano!). A minare la sincerità dei dichiarati buoni intenti, valga per esempio il fatto che altrettanto non si è agito con l'infiltrazione mafiosa che ha colpito la nostra città, segnata addirittura dall'arresto del Presidente del Consiglio comunale. In questo frangente, anzi, a ogni tentativo di ragionare, si sono opposti risentimento e benaltrismo, laddove i primi a voler aprire un dibattito, a mio parere, avrebbero dovuto essere proprio i rappresentanti di Fratelli d'Italia che, fino a prova contraria, sono vittime di quanto accaduto, al pari di tutti gli altri cittadini e politici onesti di Piacenza. Finché i pesi e le misure non saranno gli stessi, a prescindere dalle convenienze di parte, a rimetterci sarà la credibilità generale.

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