Lettera aperta al quotidiano Libertà di Stefano Cugini, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale a Piacenza.
Michele Giardino e Tommaso Foti
hanno consegnato a Libertà le loro
considerazioni sul tanto parlare che
si sta facendo di Bibbiano. Due autorevoli figure che esprimono considerazioni diametralmente opposte sul ruolo che la politica
dovrebbe assumere di fronte a casi come
questo: il silenzio, da una parte; la denuncia
pubblica, dall'altra.
Vorrei aggiungere, a favore di una riflessione più
compiuta, una terza versione - la mia - che fa
da ponte tra le precedenti. Non si tratta di mediare alla ricerca di una sintesi, ma di provare a sottolineare alcune debolezze che dal mio punto di vista emergono: poche, in verità, nella tesi del collega
Giardino, molte di più in quelle dell'On. Foti. Penso
infatti che la politica non debba per nulla tacere di
fronte a pericoli potenziali o conclamati, men che
meno se questi incombono sui cittadini più fragili e
indifesi. È compito di ogni eletto dare un senso al proprio ruolo facendosi "antenna" e "cinghia di trasmissione" tra i c.d. palazzi e le altrettanto c.d. piazze/strade. Ciò premesso, credo che la differenza tra politica
nobile e volgare stia nella capacità di contestualizzare (in luogo della bieca generalizzazione), ricomporre (invece che dividere), aiutare a comprendere (al
posto di confondere) e trovare soluzioni (senza creare interessati allarmismi).
"Giù le mani dai bambini", se si parla di tutela dei minori, è il peggior slogan che si può utilizzare per un
convegno. "Gli operatori devono sentire il fiato sul
collo" (Alfonso Bonafede) è una stupidaggine che in
bocca a un ministro diventa ancor più intollerabile. "Non avrò pace fino a quando i bambini non saranno riconsegnati alle famiglie" (Matteo Salvini) è una
boutade pregna di ignoranza, che diventa pericolosa se a sostenerla è una figura di potere. Il mondo del
sociale è troppo complesso e da maneggiare con cura per ridurre tutto a strumento di contrapposizione
politica. Mentre altri "giocano", un'umanità ampia e
variegata rischia di "farsi male davvero". Dio non voglia si debba assistere a una tragedia compiuta in una
famiglia dove, influenzati dal "virus Bibbiano", in una
sorta di perversa autotutela dei servizi sociali per cui
è meglio non fare per non essere accusati, si è finiti
per non allontanare le vittime dai carnefici. Perché,
non dimentichiamolo, le vittime sono molte e altrettanto i carnefici, e non sempre la cosa migliore per un
minore è ricongiungerlo alla famiglia. Contestualizzando, ricomponendo, aiutando a comprendere, pensando a soluzioni che permettano a magistratura e
forze dell'ordine di isolare e punire i delinquenti sempre più in modo esemplare - e soprattutto con la dovuta certezza della pena - la politica farà la sua parte.
Venendo alla tesi dell'On. Foti, dato che la cronaca si
costruisce sull'attualità, dissento dal bisogno che,
guarda caso in periodo elettorale, tutto il centrodestra sente di portare e riportare a Piacenza un tale dibattito (credo sia il terzo, su Bibbiano!). A minare la
sincerità dei dichiarati buoni intenti, valga per esempio il fatto che altrettanto non si è agito con l'infiltrazione mafiosa che ha colpito la nostra città, segnata
addirittura dall'arresto del Presidente del Consiglio
comunale. In questo frangente, anzi, a ogni tentativo
di ragionare, si sono opposti risentimento e benaltrismo, laddove i primi a voler aprire un dibattito, a mio
parere, avrebbero dovuto essere proprio i rappresentanti di Fratelli d'Italia che, fino a prova contraria, sono vittime di quanto accaduto, al pari di tutti gli altri
cittadini e politici onesti di Piacenza.
Finché i pesi e le misure non saranno gli stessi, a prescindere dalle convenienze di parte, a rimetterci sarà la credibilità generale.
Libertà