IL "MAGO" DELLE CAMPAGNE ELETTORALI NELLO STAFF DEL SINDACO DI BERGAMO CHE SFIDERA' MARONI IN LOMBARDIA
"Ghea podemo far", ce la possiamo
fare. Aveva studiato questo
slogan - una sorta di "yes we can"
in salsa veneta - per issare Luigi
Brugnaro alla carica di sindaco di
Venezia nel giugno 2015. Mentre
due mesi fa è andato più sul classico
per l'ultimo exploit: "Il buon
senso. Finalmente", quello appiccicato
addosso all'imprenditore
Sergio Giordani, da fine giugno
nuovo primo cittadino di Padova.
Due tra le ultime vincenti campagne
elettorali. Eppure Mauro Ferrari
pensa già alla prossima sfida,
che a quanto pare sarà piuttosto
impegnativa, forse la più importante
della sua carriera di spin
doctor iniziata oltre vent'anni fa.
Il mago piacentino delle campagne
elettorali è stato chiamato ad
aiutare Giorgio Gori nella sfida
che il centrosinistra lancia a Roberto
Maroni per la "conquista"
del Pirellone, cioè per la carica di
presidente della Regione Lombardia.
Ferrari è stato infatti scelto
direttamente dall'attuale sindaco
di Bergamo (giornalista, imprenditore,
fondatore della casa
di produzione televisiva Magnolia ed ex direttore di Canale 5 e di
Italia 1, nonché marito dalla giornalista
Cristina Parodi), che lo
vuole nel suo staff di fedelissimi.
«Ho accettato con grande piacere»,
dice lui.
Ferrari, intanto aggiorniamo il record,
come nel pugilato: quante
campagne elettorali ha fatto?
Quante vittorie e quante sconfitte?
«Beh, se non ricordo male siamo
a 27 campagne elettorali realizzate:
24 vinte e tre perse».
Mica male. Però quelle tre...
«In effetti qualcuna l'ho persa:
quella di Ultimino Politi nel 1998
(il braccio destro di Giacomo Vaciago
che venne sconfitto da
Gianguido Guidotti, ndr), sconfitta
che mi ha insegnato come i
delfini non possano vincere quasi
mai; quella di Luigi Cavanna alle
Politiche del 2001 che perse con
Tommaso Foti, anche se poi mi
sono rifatto con la vittoria di Gianluigi
Boiardi alle Provinciali del
2004 con "La Vegna bella", il mio
slogan più azzeccato; e l'ultima
sconfitta è stata quella di Gianni
Lettieri a Napoli l'anno scorso. Un
vero peccato».
Quella di Gori al Pirellone non sarà un'impresa facile contro Maroni. Vero?
«Nessuna impresa è mai facile. Ricordo
che ho incontrato Gori la
prima volta durante le primarie
per il Pd nel 2012 quando di fatto
era lo spin doctor di Matteo Renzi.
Fu l'ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi a presentarmelo e da
lì iniziai a collaborare. Poi Gori mi
chiamò nel 2013 perchè aveva intenzione
di candidarsi a sindaco
a Bergamo. Vinse nella primavera
del 2014 con lo slogan "Bergamo
cambia passo". Ora abbiamo
già iniziato a occuparci della nuova
missione. Lui non è ancora
candidato ufficialmente, ma ha
dato la propria disponibilità a farlo.
E così da un mese stiamo facendo
una serie di riunioni per
prepararci: il 22 ottobre intanto c'è
il referendum sulle autonomie in
Lombardia e Veneto, che mi sembrano
più che altro una presa in
giro per la gente. Quindi nella
prossima primavera le Regionali».
Ci dica. Che tipo è Gori?
«Intanto un amico. Poi è un gran
lavoratore e un politico raffinato.
Con lui Bergamo ha davvero cambiato
volto. L'ho sempre detto: è
un cavallo di razza. Io lo vedo come
leader politico nazionale».
Senta da qualche anno è in giro per
l'Italia. Non le è mancato fare l'ultima
campagna elettorale a Piacenza?
«Come sempre Piacenza si muove
in ritardo (sorride, ndc). Qualcuno
per la verità mi aveva contattato,
ma avevo già preso degli
impegni in altre realtà».
Chi l'aveva contattata?
«Devo dire un po' tutti i principali
candidati. Ma se avessi potuto scegliere, avrei aiutato volentieri
Stefano Torre, non ho dubbi».
Due maghi a confronto. "Torre sindaco" fa moda anche fuori Piacenza.
«Non si può negare: Torre ha inventato
qualcosa di nuovo, un
"prodotto" vincente e ha avuto
successo. Ed è giusto che lo esporti
anche in altre realtà d'Italia. Torre
ha fotografato alla perfezione
l'evoluzione disperata di dove sta
andando questo paese».
A quale campagna elettorale è più
legato di quelle che ha realizzato?
«Risposta troppo facile: sono molto
affezionato a quelle di Reggi, in
fondo il mio laboratorio politico
è nato con lui».
Libertà