Rassegna Stampa

POVERI TUTTI SE LITIGHIAMO SU UN CARTELLO

Data: 20/01/2019

Editoriale di Giangiacomo Schiavi - Libertà

IL COMMENTO

Non sarà il nome sparito da un casello autostradale a far cambiare la percezione di una città e di un territorio, ma dietro la sostituzione dell'uscita Piacenza Nord con Basso Lodigiano si nasconde un'insidia sottile che si chiama campanile, più che l'erosione d'immagine o la perdita dell'ennesimo frammento di identità. Non me ne vogliano gli amici della Bassa, di quella terra segnata dal Po che ispirò i versi di Virgilio e che il pittore Novello fece conoscere agli intellettuali del Bagutta, ma in questa (minuscola) battaglia dei cartelli per segnalare l'esistenza di paesi e mondi un po' declinanti nella competizione globale vedo soltanto una guerra tra poveri, tra chi alza orgogliosamente la bandiera del proprio cortile e chi gli risponde provocatoriamente con un dito nell'occhio. Sono istintivamente dalla parte dell'onorevole Foti, anche se non condivido il suo ultimo aut aut nei confronti della Bassa e del sottosegretario Guidesi che dal 2011 si batte per valorizzare il territorio dove è nato, appoggiato da sindaci e cittadini della zona: ritengo legittimo rivendicare più visibilità per i luoghi ignorati dal cartello autostradale, ma allo stesso tempo credo che Piacenza debba essere difesa e non lasciata un'altra volta a mani vuote. Mi preoccupa l'indifferenza cittadina e un pò anche la signorilità con la quale il sindaco Barbieri ha lasciato correre: fa pensare alla locuzione latina "de minimis non curat praetor", cioè non perdiamo tempo con questioni poco importanti e pensiamo a cose più serie. Ma di sottrazione in sottrazione, di trasloco in trasloco, di chiusura in chiusura, come è avvenuto negli ultimi anni, Piacenza corre il rischio di diventare sempre più marginale, un convitato di pietra tra Parma, Cremona e Lodi, strattonato di qua e di là dai richiami emiliani e dalle sirene lombarde, il "terrein vague" per i capannoni della logistica. Altro che alleanze e giochi di squadra, di cui si fa un gran parlare: la sensazione è che ognuna delle citta di confine giochi per sè, nella corsa al recupero di ruoli e funzioni penalizzate dalla crisi economica e dalla schizofrenia legislativa dei governi e delle maggioranze parlamentari. In questo caso forse è doveroso ricordare a chi canta vittoria per la nuova toponomastica che difficilmente il cambio netto funziona, anzi, a volte il nuovo nome resta appeso al vuoto. E' stato così per lo stadio di Milan e Inter, quando San Siro è stato sostituito con il leggendario nome di Meazza. Rimarrà San Siro per tutta la vita. Se proprio si voleva, la mediazione del buon senso si poteva trovare avvicinando Piacenza e San Rocco con una toponomastica adeguata, ibrida, come il confine che divide le due sponde.

Ecco il cartello autostradale che è diventato caso. Era "Piacenza Nord" dall'8 dicembre 1958, lungo l'A1 in corrispondenza di Guardamiglio: ora doveva diventare "Basso Lodigiano", ma il ministero ha "frenato"

Basso Lodigiano e Piacenza sono terre gemellate ma divise, una gravita sull'altra, con accenti linguistici diversi e frequentazioni comuni, soprattutto d'estate lungo la valle del Trebbia. Non c'è un muro, ma un ponte tra le due sponde. E i ponti sono quelli da difendere e da valorizzare, come ha fatto l'ex sindaco Reggi quando quello storico era crollato. Uniti e non divisi verso il futuro. Non mi piace il nuovo cartello, ma vi faccio lo stesso gli auguri, amici della Bassa. Continuerò a uscire a Piacenza Nord e a sollecitare un fronte comune per valorizzare l'asse del Po e il turismo nelle valli. Quanto a Piacenza, per difendersi deve tornare a far politica, ma soprattutto deve trovare una politica per Piacenza. Per non essere esclusa dai circuiti che contano e per pesare di più quando si tratta di difendere un territorio trascurato, sul quale issare per davvero un grande nuovo cartello. Questo: capitale del ben d'essere, del buon vivere, della bellezza, del buon cibo, della logistica, della coppa e di Amazon, come dice il sociologo Bonomi, di un'autenticità che si reclamizza da sola quando ci sono qualità e sentimenti.

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