Rassegna Stampa

Foti: aria di ribaltone, attendiamo da decenni

Data: 22/01/2020

Intervista al deputato di FdI: «Questa terra è forte non grazie, ma nonostante la sinistra». Il Pd a un candidato della destra: sulle case popolari dite bugie

Foti sente aria di ribaltone storico «L'Emilia è forte nonostante il Pd»

Il leader del centrodestra piacentino: «Case della Salute cattedrali nel deserto. Troppa burocrazia ostacola il mondo delle imprese»

Tommaso Foti gongola ancora ripensando alla piazza Cavalli della Meloni di sabato scorso. Deputato di lungo corso del centrodestra piacentino con un'esperienza anche in consiglio regionale (2014-2018), Foti spiega a "Libertà" perché secondo lui domenica lo storico ribaltone è possibile.

Foti, per un lungo periodo lei è stato all'opposizione della giunta Bonaccini, lo ha visto all'opera. Se molti, anche nel centrodestra, lodano il modello emiliano-romagnolo ci sarà pure una ragione. Non le pare? 
«Non ritengo Bonaccini nè un fenomeno, nè un grande amministratore. Ha fatto molto meno di quello che aveva promesso, a partire dal settore delle infrastrutture. Poi si può sapere vendere bene, ma è un altro discorso».

Sembra un po' ingeneroso... 
«Bonaccini merita rispetto per la tenacia che, con le unghie e con i denti, impiega per restare in sella. Per di più, pur essendo uomo di potere, non ne appare schiavo. Ma i bravi amministratori son fatti d'una altra pasta».

Sia sincero: ma voi volevate davvero la Borgonzoni come candidata? 
«Si dovevano decidere i candidati presidente del centrodestra in 8 regioni, delle quali Calabria ed Emilia-Romagna erano le prime ad andare al voto. Diciamo che vi è stata molta pretattica prima di trovare la quadra, ma il problema non è mai stata la Borgonzoni....»

Il centrosinistra obietta che votare centrodestra sarebbe un «salto nel buio» e che parlate solo per slogan. Dite "cambiamo" e basta. Un concetto vago. Cosa dovrebbe cambiare? 
«Il centrosinistra incide lo stesso disco ogni volta, ma lo spauracchio del salto nel buio fa più pena che paura. Quanto al centrodestra occorre avere chiaro che il primo cambiamento lo si fa tagliando le unghie a una burocrazia estremamente politicizzata che in Regione è abituata a comandare la classe politica». 

Però sulla sanità tutti gli indici e le ricerche ne attestano l'assoluta qualità. Ci convinca con dei numeri che non è così. 
«Più che alle ricerche sono interessato all'opinione che i malati hanno del nostro sistema sanitario, tenuto conto che esso incide per più del 70% sulla spesa complessiva della Regione. È indubbio che lo "smantellamento" dei medici di base operato dalla Regione costituisce un grossolano errore. Si aggiunga che le costosissime Case della Salute si presentano oggi, nella maggior parte dei casi, come cattedrali nel deserto, incapaci di intercettare le esigenze del territorio che così si rivolge direttamente ai pochi Pronto soccorsi ancora operativi. Infine, il tentativo di smantellare gli ospedali periferici e quello di ridurre le liste d'attesa per accedere agli esami diagnostici facendo correre le persone da una valle all'altra, rappresenta il tallone d'Achille della sanità regionale».

Hanno stanziato i soldi per il nuovo ospedale che voleva anche la giunta Barbieri: 114 milioni. Non basta? 
«Il nuovo ospedale, se va bene, sarà costruito - come infrastruttura - tra 8 o 10 anni. Nel frattempo occorre mantenere pienamente operativa l'attuale struttura, anche ricordandosi che sono i bravi professionisti che fanno la differenza a parità di infrastrutture».

Sull'occupazione dove il centrodestra riuscirebbe a migliorare una situazione già buona grazie al Patto per il lavoro? 
«Negli anni l'economia regionale è andata avanti non grazie al Pd ma nonostante il Pd».  

Aveva pomesso niente slogan... 
«Non è uno slogan, è la verità. Ci sono alcuni settori, come quelli del commercio e dell'artigianato che operano in una situazione di grande incertezza sia per l'oppressione fiscale del Governo, sia per quella burocratica della Regione. Con meno tasse e porte spalancate alla libertà d'impresa la nostra economia volerà».  

Sulla montagna Bonaccini ha tolto l'Irap. 
«Non è così, infatti non è un provvedimento strutturale. Poiché la legge nazionale impedisce alla Regione di ridurre direttamente le aliquote, parte del dovuto verrà rimborsato ricorrendo al credito d'imposta e a un bando attraverso il quale richiedere i contributi regionali. Un'iniziativa che interessa 100 Comuni con uno stanziamento complessivo per 3 anni di 12 milioni di euro. Meglio di niente, ma nessuna esenzione a tempo indeterminato».

Se vincete da cosa sarà rappresentato il valore aggiunto di Fratelli d'Italia? 
«Da amministratori che si sono formati sul campo, ora ricoprendo il ruolo di consiglieri comunali e provinciali, ora di sindaci e assessori. Una classe dirigente che tanti ci invidiano».  

Lo volete anche voi l'assessorato alla sicurezza? 
«Sarà la Borgonzoni a valutare l'opportunità o meno della sua istituzione: se necessario ed utile, non per moda». 

Foti, sarà un testa a testa. Siete così sicuri di vincere? 
«Il vento del cambiamento soffia fortissimo. Direi che l'alternanza arriva con diversi lustri di ritardo. È da 50 anni che la sinistra è al potere in Emilia-Romagna, si rassegni all'opposizione».  

E il giorno dopo cosa accade in Italia? 
«Dipende dal risultato: se la sinistra crolla, si va al voto in un paio di mesi. Se perde di poco, darà la colpa ai 5Stelle di avere consegnato la regione alle destre e il ricorso alle urne non appare automatico. In pratica, prevarrà l'idea che sia meglio tirare avanti che le cuoia». 

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