Rassegna Stampa

Sono regionali o nazionali? Il 'mischiatutto' che oscura i meriti dell'Emilia che va

Data: 22/01/2020

Da la rubrica "Libertà di parola" del quotidiano Libertà del 22 gennaio 2020.

ELEZIONI E SALVINI ALL'ARREMBAGGIO
Lettera aperta del Sig. Fausto Bonatti

Egregio direttore, mi permetto di non condividere l'opinione del sig. Raggi apparsa su Libertà di oggi, martedì 21 gennaio. Le elezioni di domenica prossima sono e restano regionali. Punto e a capo. E questo al di là di quello che continua a "sparare" mister Salvini, che ne spara tante e di grosse. Provi a digitare "intervista a Salvini sulle Cacs". Vedrà che non è in grado di spiegare quello per cui ha organizzato una forma di protesta in Parlamento, accusato di alto tradimento il premier Conte, organizzato una raccolta firme. E che alla domanda del giornalista di Fanpage, dopo aver tentato di arrampicarsi un po' sui vetri , scappa. Direttore, colui che si propone per governare l'Italia e che chiede pieni poteri, scappa. E mi chiedo cosa conoscono della materia i piacentini accorsi a firmare (articolo di "Libertà" del 9 dicembre) se non è in grado di spiegarlo chi lo ha indetto. Mi piacerebbe chiedere poi ai consiglieri di centrodestra cosa si ricandidano a fare se il buon andamento della Regione loro lo attribuiscono solo agli imprenditori ("Libertà" - 10 gennaio). E la politica non c'entra niente? Se fosse così, allora potete tranquillamente starvene a casa. Da ultimo chiedo se sia corretto che chi ricopre cariche istituzionali (siano essi senatori, ministri, consiglieri regionali , governatori di Regione eccetera) non partecipino ai lavori dell'Istituzione di cui fanno parte, per partecipare alle varie campagne elettorali. A me pare sbagliato e scorretto soprattutto verso gli elettori.
Fausto Bonatti

Replica del Direttore di Libertà Pietro Visconti.
Il signor Bonatti ha ragione e il signor Raggi ha torto, secondo me. Ma questo vale sulla carta. E' un fatto che il 26 si vota per la Regione Emilia-Romagna, e il «punto e a capo» del signor Raggi ci sta eccome. E' un fatto pure che il terreno di gioco teoricamente locale è stato occupato da una dinamica extraregionale, in altre parole dalla spinta della destra Lega-FdI che è riuscita a costruire una rivincita del harakiri d'agosto di Salvini. Una parte cospicua di elettorato sembra interessata a questa sovrapposizione di copioni, a trascurare la valutazione dei pro e dei contro territoriali per seguire il vento di populismo sovranista che spira a livello nazionale (e non solo). Parliamoci chiaro: al netto di questo "mischiatutto", le regionali qui, in questo pezzo d'Italia ben governato da decenni, sarebbero una pratica a risultato scontato. Le evidenze sono facilissime da trovare, dall'economia alla sanità all'istruzione all'assistenza. Un dato al volo, che mi è rimasto in memoria perchè non mi sembrava credibile, e me lo sono dovuto far ripetere dal dirigente sindacale con cui stavo parlando: la nostra Regione stanzia per i non autosufficienti - le persone anziane bisognose di assistenza - una cifra che supera la somma delle voci analoghe di spesa di tutte le altre Regioni. Quanti lo sanno? Pochissimi. Quanti si rendono conto della connessione tra questo record (la cifra non la ricordo e non mi sembra importante: conta che "davanti" c'è l'Emilia-Romagna) e la qualità della vita? Forse lo sanno le famiglie direttamente interessate. Tanti altri, tra i quali figurano i potenziali non autosufficienti del futuro, credo di no. Vedete: occorrono alcuni minuti per mettere a fuoco una specificità positiva, anzi d'avanguardia. Occorre la pazienza di ascoltare. E' molto più sbrigativo dire, senza andare nel concreto, che è ora di cambiare e basta. E' molto superficiale rispondere che la quasi piena occupazione e gli alti redditi e insomma il benessere li abbiamo «non grazie al Pd ma nonostante il Pd», come fa ancora oggi nell'intervista a pagina 10 il capo della destra piacentina Foti. E' una tesi buona per questi giorni di propaganda spinta. Negare drasticamente la connessione tra politica e società, tra politica e economia, rende davvero sacrosanta la domanda del signor Raggi: cosa volete andarci a fare in Regione, signori candidati del centrodestra, se «la politica non c'entra niente»? La verità è anche i candidati di Lega, FdI e Forza Italia sanno benissimo che se l'Emilia-Romagna è quello che è, una parte del merito (sul quantum si può discutere per giorni) è di quelli che loro chiamano sprezzantemente «comunisti». Ma non lo possono dire in pubblico.
Pietro Visconti

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