Camera

Peste suina; proteggere produzione ed export italiani

Data: 14/01/2022
Numero: 4-11107 / Interrogazione a risposta scritta
Soggetto: MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI, MINISTRO DELLA SALUTE, MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Data Risposta: -

Per sapere – premesso che: 

secondo il Ministero della salute è salito a 114 il numero dei comuni italiani compresi nella « zona infetta » dalla Peste suina africana, malattia virale che può colpire cinghiali e maiali, altamente contagiosa, spesso letale per detti animali. L'emergenza appare frutto della omessa azione di prevenzione e contenimento a fronte della moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne, da nord a sud dell'Italia, dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari; 

dalla nota dei Ministero della salute del 12 gennaio 2022 risulta che non è riconosciuta alcuna regionalizzazione per la peste suina verso la Repubblica Popolare Cinese e il Giappone, sicché il certificato sanitario non può essere pertanto rilasciato né per carni né per prodotti; 

inoltre, tutti i carichi in transito e in dogana verso il Giappone sono attualmente bloccati. Verso Taiwan è stata formalizzata la sospensione dell'esportazione a partire dal 10 gennaio, mentre verso la Corea del Sud attualmente non è stata formalizzata alcuna sospensione, ma sono in corso scambi di informazioni per le eventuali ulteriori valutazioni da parte coreana. Ulteriori restrizioni si registrano in Kuwait e Svizzera; 

il patrimonio suinicolo italiano è costituito da circa 8,5 milioni di capi, di cui 10,7 milioni all'anno nascono e sono allevati e macellati in Italia, mentre 700.000 suini nascono all'estero e sono allevati e macellati nel territorio italiano: la produzione italiana di carne è di circa 1,4 milioni di tonnellate, quella importata dall'estero è di 1,1 milioni di tonnellate; 

a preoccupare gli allevatori di suini e l'industria di trasformazione, è il fatto che i canali di commercializzazione non riconoscano, in maniera ingiustificata, il principio della regionalizzazione; è necessario che vengano riconosciute le misure adottate dall'Italia a garanzia di salubrità della produzione nazionale, impedendo così il possibile impatto da mancate esportazioni di almeno 20 milioni di euro per ogni mese di sospensione del nostro export (Fonte Assica); 

nel Piano di gestione del cinghiale e della Peste suina africana del 21 aprile 2021 è ribadito che: « le conoscenze disponibili portano a ipotizzare che una gestione faunisticovenatoria improntata alla riduzione generalizzata delle densità, attuata prima dell'arrivo della Peste Suina Africana, possa contribuire a gestire con maggior efficienza l'area infetta »; 

« la riduzione della densità dei cinghiali è anche uno degli strumenti individuati con cui le autorità comunitarie stanno orientando le misure di prevenzione nonché di lotta alla malattia »; 

« la riduzione generalizzata delle densità di cinghiale andrà perseguita e mantenuta nel tempo in quanto il rischio PSA sarà prevedibilmente alto anche nel futuro, indipendentemente dal riscontro di focolai »; 

appare improcrastinabile evitare ulteriori ripercussioni sulla salute della fauna selvatica, che rischia di determinare pesanti ripercussioni anche sugli allevamenti e sull'export agroalimentare –: 

quali delle disposizioni previste dalle linee guida del citato Piano sia stata attuata e con quali risultati; quale sia la strategia di tutela e salvaguardia dell'intera filiera suinicola sia da un punto di vista sanitario che economico; 

se e quali immediate iniziative intendano assumere per l'attuazione di un efficace programma di gestione del cinghiale, e ciò non solo per la salvaguardia delle produzioni suinicole nazionali, dell'indotto della salumeria italiana e dell'export dei prodotti carnei trasformati, ma anche per la salvaguardia della specie stessa che, in assenza di un piano di riduzione numerica e spaziale attraverso le attività venatorie e le programmabili azioni di controllo, rischia una pandemia diffusa ed incontrollata.

Interrogazione sottoscritta dai parlamentari: Foti e Lucaselli.

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TommasoFoti
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