Rassegna Stampa

Il suo sforzo per Piacenza, un infinito atto d'amore

Data: 26/03/2017

LA TESTIMONIANZA IL SUO SFORZO PER PIACENZA, UN INFINITO ATTO DAMORE 
di Giorgio Lambri capocronista Libertà 

Quella volta che lo sentii piangere al telefono rivelò quanto fosse un sindaco speciale, con la scomparsa di Giacomo Vaciago abbiamo perso un "piacentino" di cui si era tutti legittimamente orgogliosi e di cui si avvertiva sempre il legame con la città, anche quando era a Roma, in giro per il mondo o nei talk show a cui partecipava come opinionista, perfino nei suoi fondi sul Sole24ore. Primo sindaco di Piacenza eletto direttamente dai cittadini, credeva profondamente nella democrazia e nella partecipazione, un amministratore che guardava con progetti e idee importanti al futuro della città di cui era innamorato. Ma Vaciago era soprattutto una delle voci più libere e competenti del dibattito italiano ed europeo, un uomo di etica morale assoluta, che credeva nella passione politica genuina e sapeva arricchire il dialogo anche quando si confrontava con sensibilità lontane. Come giornalista mi colpì fin dall'inizio la sua evidente ed indiscutibile onestà intellettuale. Superata l'iniziale diffidenza verso un "professore" che parlava anche a noi cronisti come tale (ma lui stesso spiegò che lo faceva non per spocchia, ma per elevare il piano del confronto), scoprii una persona trasparente e corretta anche nel rapporto con i media, senza figli e figliocci, sempre disponibile a rispondere con franchezza, mai con le frasi fatte e i luoghi comuni del "politichese". Lo ascoltavo sempre molto volentieri, anche quando parlava di una materia per me "ostica" come l'economia. Lo scorso anno, a Cives, raccontando più di 35 anni di amministrazioni pubbliche che ho "vissuto" come giornalista (da Stefano Pareti in avanti), ho detto - rispondendo a una domanda di un frequentatore del corso - che il sindaco che considero più positivamente incisivo come impatto su Piacenza è stato Vaciago, perché ha saputo guardare con più intraprendenza al futuro della città. Il tipo di cambiamento che egli voleva per un inguaribile "paesone" come quello in cui viviamo è secondo me perfettamente rappresentato dallo splendido intervento realizzato dalla sua Giunta nell'ex-macello di via Scalabrini. Un luogo di suggestiva archeologia industriale che torna vivo e si popola di giovani, studenti, architetti, ma anche laboratori d'arte. Il passato che "veste" il presente e ospita il futuro. A mio parere (al netto delle polemiche sulla destinazione finale) una delle "cose pubbliche" migliori dell'ultimo mezzo secolo. Non essendo un politico, ma un economista prestato alla politica, è risultato in quel ruolo un profondo innovatore, come gli riconoscono con intelligenza anche quelli come Tommaso Foti che stavano dall'altra parte dell'agone consigliare. Capace di vincere con il centrosinistra nel momento in cui il vento soffiava nella direzione opposta. Portando nel "Palazzo" la sua intelligenza critica, la sua curiosità e la capacità di guardare sempre un po' più avanti degli altri. Il suo laboratorio politico, Alleanza per Piacenza, produsse una stagione amministrativa feconda di idee e progetti per portare Piacenza fuori dallo sterile provincialismo che l'ha spesso connotata. Ricordo anche una telefonata in cui lo sentii piangere, dall'altra parte del filo, dopo che gli avevo comunicato che un ciclista era morto per una caduta, probabilmente causata da una buca in una strada comunale. In quei singhiozzi c'era la genuina spontaneità di un uomo semplice e onesto che in qualche modo si sentiva potenzialmente corresponsabile di un fatto così grave. Rimasi sorpreso, spiazzato da quel pianto al telefono con una persona semi-sconosciuta, per di più un giornalista. Ma per me fu un altro segno rivelatore di quanto quel sindaco fosse "speciale'. Non credo che Vaciago ambisse a essere ricordato come un concittadino illustre, probabilmente avrebbe preferito vedere consacrato il suo sforzo di amministratore, ma anche di intellettuale, per migliorare la nostra Piacenza, uno sforzo che in realtà era un interminabile atto d'amore. Mancano oggi a questa città e a questa politica che cerca risorse umane nella cosiddetta società civile, intelligenze costruttive come quelle del "professore': E questo rende ancor più sofferta la perdita e incerto l'orizzonte.

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