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Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza; occorre riempire il piano di contenuti dettati dalla necessita' e non dalla 'moda'

Data: 27/01/2021
Soggetto: Commissione VIII - Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici

Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza. 
Doc. XXVII, 18. 
Parere alla V Commissione 
(Esame e rinvio).

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Tommaso FOTI (FDI), intervenendo da remoto, ringrazia la relatrice per la dettagliata ricostruzione del Piano, ma tiene ad evidenziare alcuni aspetti che meritano a suo giudizio una riflessione politica preliminare ad un qualsivoglia giudizio di merito. Trattandosi di un intervento economico di portata assai rilevante, pari a circa 220 miliardi di euro, di cui il 45 per cento di competenza della Commissione, giudica indispensabile riflettere previamente sull'impatto che il Piano potrà avere sul futuro del Paese per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ciò che impone una riflessione è, ad esempio, il livello di indebitamento e il rapporto tra indebitamento e PIL per i prossimi anni evidenziato nel documento. Merita una riflessione anche l'affermazione del documento secondo cui il gettito fiscale ha superato le previsioni anche nel 2020. Ritiene infatti che il combinato disposto della ingente quantità di risorse a disposizione del Governo, di cui non bisogna dimenticare che una parte considerevole dovrà essere restituita, e la maggiore pressione fiscale anche nel periodo della pandemia, non possa essere declinata solo con un piano di buone intenzioni – che ricalca peraltro banalmente, quanto alle infrastrutture, quelle già contenute nel documento « Italia veloce » – ma con uno strumento operativo che superi le difficoltà che il Paese registra da molti anni. Ricorda infatti che, malgrado le 547 novelle al codice degli appalti operate negli ultimi anni con centinaia di interventi legislativi, il quadro normativo non si è ancora perfezionato con il regolamento unico, non si è operata la riqualificazione delle stazioni appaltanti e sono stati approvati solo la metà dei provvedimenti attuativi ivi previsti. Al di là della mera elencazione delle opere che il Governo intende promuovere, ritiene che non ci sia, stante il quadro normativo vigente, la reale possibilità di rispettare i tempi dettati dall'Europa, senza il rischio di perdere le risorse stanziate. Stigmatizza inoltre l'assenza di priorità chiare e definite negli interventi elencati dal documento in esame. A suo giudizio più che sulla mobilità sostenibile – che va valutata nel mutato quadro socio economico determinato dalla pandemia, che ha visto un massiccio ricorso allo smart walking che ha cambiato le abitudini anche trasportistiche dei cittadini – il documento si dovrebbe concentrare sulla politica dei corridoi europei, sull'alta velocità e, più in generale, sulle opere che intercettano la domanda del futuro. Osserva infatti che sarebbe bene evitare la programmazione di opere per le quali non c'è una adeguata domanda, come è stato ad esempio per la metropolitana leggera di Padova i cui finanziamenti, già stanziati, sono stati dirottati verso altri interventi una volta che ci si è accorti del potenziale inutilizzo dell'opera. A tale riguardo si chiede se siano necessari 1.000 chilometri di piste ciclabili e 1.626 chilometri di piste turistiche, in assenza di uno studio certo che ne dimostri la domanda attuale e potenziale. Le opere da realizzare devono quindi essere strettamente necessarie e rispondenti alla domanda, e pertanto è necessario individuarle accuratamente, con concretezza e realismo, tenendo anche conto dei tempi di realizzazione. Con riguardo all'intervento previsto sullo stabilimento ex Ilva di Taranto, pur condividendo le scelte di fondo, si chiede come mai, ricalcando quello già individuato due anni fa quando l'azienda è stata affidata ad un imprenditore privato, esso non sia già stato avviato. Il testo fa riferimento inoltre alla produzione di acciaio verde, rispetto alla quale si chiede se non vi siano fattori di crisi anche legati a questa tipologia di produzione. Valutando favorevolmente anche il previsto cambio delle flotte di trasporto pubbliche, rientrando i mezzi di trasporto in categorie ad alto tasso di inquinamento, ritiene che esso si configuri come un intervento ordinario, da prevedere in via generale, anche per non accrescere il divario con i mezzi privati ammessi alla circolazione solo qualora rientranti in categorie con emissioni ambientali minime. Quanto all'efficienza energetica degli edifici, ritiene che lo sforzo più grande da fare sia quello sul patrimonio pubblico e invita il Governo a scegliere con attenzione su quali edifici intervenire, privilegiando quelli che poi avranno un reale utilizzo per un periodo medio lungo evitando di intervenire su alcuni edifici, ad esempio quelli scolastici, che sarebbe meglio ricostruire. A tale riguardo invita ad una riflessione anche con riguardo agli interventi di protezione degli edifici rispetto a fattori esterni, come ad esempio i terremoti. Le energie rinnovabili costituiscono certamente una strada maestra da seguire, solo tuttavia se si prevede, in particolare per quanto concerne i nuovi impianti, il rispetto del principio di legalità, trattandosi di un settore sensibile alle infiltrazioni criminali e rispetto ai quali i controlli devono essere operati ex ante e non ex post. È spesso agli onori della cronaca infatti, e da ultimo proprio oggi, il tentativo di evadere la normativa in materia di energia rinnovabile per dar vita ad una gestione criminosa degli aiuti statali. Conclusivamente ribadisce che massima attenzione andrà posta sulle scelte che dovranno favorire una modernizzazione del Paese non seguendo la moda ma la necessità e non percorrendo i criteri del passato ma con un occhio al futuro. Attribuisce a tal fine grande rilievo al passaggio parlamentare che a suo giudizio dovrà riempire di contenuti il Piano in esame, di scarso spessore dal punto di vista politico, che rappresenta una mera cornice e che non individua le modalità di utilizzo delle risorse.

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TommasoFoti
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