Rassegna Stampa

ASTERISCHI ELETTORALI

Data: 24/06/2022

L'INCAPACITÀ DI FARE ALLEANZE. I DURI DI SINISTRA CHE DIVENTANO TIEPIDI CON LA DESTRA. L'INCOMUNICABILITÀ BARBIERI-SFORZA. E DIO EVOCATO COME GUIDA

Il dato di fondo della campagna-bis dopo il primo turno è l'incapacità e/o l'impossibilità di realizzare apparentamenti tra chi gioca la finalissima di domenica e chi ha ottenuto buoni voti e resta fuori. Eppure parliamo di pezzi di mondi che stavano insieme fino a ieri l'altro. Ciò è vero sia per Tarasconi e Cugini, addirittura esponenti dello stesso partito (il Pd) lasciato dal secondo per capitanare Alternativa per Piacenza (ApP), sia per Barbieri e Sforza Fogliani, dal momento che i Liberali di quest'ultimo furono eletti nel 2017 nelle file del centrodestra e hanno fatto parte della maggioranza in Comune per cinque anni. Riattaccare i cocci in teoria non avrebbe dovuto essere difficile. Il modesto scarto del 12 giugno ne rimarcava la convenienza e avrebbe giustificato la contraddizione rispetto all'impegno preso (sia Tarasconi sia Barbieri avevano escluso apparentamenti). Teoria, appunto. La pratica ha camminato per tutt'altri sentieri. Seguendo dinamiche opposte. 

*** Nel centrosinistra è stata ApP a chiedere l'apparentamento e Tarasconi a rifiutarlo convinta (segretario Berra dixit) che fosse "suicidio". Il perché di questa certezza non è stato spiegato. Però un po' s'è capito: timore di colorarsi di rosso antico, di fare propri punti programmatici marcatamente di sinistra o di confondere gli elettori mettendo nello stesso calderone orientamenti contraddittori (esempio? piazza Cittadella). Così il "campo largo" predicato da molti mesi su scala nazionale da Letta e ancora più da Bersani rimane, qui dove c'erano le premesse per sperimentarlo, un campo semplicemente diviso. Responsabilità di Tarasconi preferire la corsa in autonomia e limitarsi (in extremis) a un'assemblea per riconoscersi in "visioni nate dagli stessi valori". Formule un po' vaghe per riuscire davvero a compattare elettorati che, sì, respirano nello stesso pezzo di mondo ma si sono sentiti molto distanti. 

*** In questo schema senza parentele ufficiali e poco confronto sistematico, il 10 per cento di Cugini si sente in gran parte le mani libere. Elettori con il cuore a sinistra certamente si orienteranno a votare la candidata che può sconfiggere il centrodestra. Rappresentano la corrente realista: consapevoli che non si può avere tutto, puntano sull'abbastanza. Ma altri elettori di Alternativa si apprestano a tradurre la delusione del mancato patto in un astensionismo ostentato e non privo di orgoglio per il "dispetto" alla candidata del Pd. E' singolare la posizione dei più radicali tra gli scioperanti dell'urna che vantano il dna della sinistra pura. La loro avversione per la giunta Barbieri è stata per cinque anni granitica, al limite del disprezzo, nutrita a volte (esageratamente) di timori per la qualità della democrazia. Ora che ci sarebbe una scheda per voltare pagina dicono no grazie, in fondo non casca il mondo se la destra di Meloni e Salvini resta a Palazzo Mercanti (e che non caschi il mondo è verissimo). Bizzarrie logiche, ma la politica è solo in parte logica. E dunque sulla carta l'occasione del "campo largo" di centrosinistra è persa. Vedremo se nelle urne, indipendentemente dalle indicazioni dall'alto, lo spirito unitario del centrosinistra vivrà o no di vita propria. 

*** Nel centrodestra abbiamo visto i fuochi d'artificio. Qui è stata la coalizione Barbieri, orgogliosa di aver buoni titoli per ambire alla riconferma, a chiedere l'apparentamento ai Liberali di Sforza Fogliani. Si è messa in gioco la figura più autorevole, il deputato Foti di Fratelli d'Italia, che appena finito lo spoglio del primo turno indicò la priorità di ricucire lo strappo parlando di "grave errore". Ma tentativi in serie di sedare le animosità e far spazio alla trattativa sono finiti nel nulla. Anzi, il clima di belligeranza è salito di temperatura. Basta stare al botta e risposta Barbieri- Sforza degli ultimissimi giorni. "Impossibile dialogare con chi non mi vuol parlare" dice lei. "Sì, non le parlo perché non accetta di scrivere gli impegni che le chiediamo" ribatte lui. Più vicolo cieco di così. E non era ancora arrivata la dirompente nota di Barbieri né il tweet sdogana-comunisti di cui riferiamo a pagina 9. C'è da supporre che, se non sono bastate l'esperienza e la doppia considerazione di cui Foti si vale sia nel centrodestra sia presso Sforza, il solco non sia soltanto politico-programmatico ma di sintonia tra personalità. La sindaca ricandidata e l'avvocato banchiere parlano lingue differenti. E l'impressione è che entrambi siano compiaciuti di questa alterità. 

*** Un'altra libera impressione è che Sforza, al di là dell'effetto labirinto più volte balenato in queste due settimane, si sia disegnato il percorso per non fare accordi e poter movimentare il suo 8 per cento nel ballottaggio al riparo da scelte dichiarate in termini inequivocabili. Del resto lo rivendica: "Nessuna (espressa) indicazione di voto" è intitolato il comunicato dell'Associazione Liberali Piacentini. La parola tra parentesi è un meraviglioso geroglifico. Varrà dunque il passaparola. In quali direzioni? Potrebbero anche risultare sorprendenti rispetto alla geopolitica classica. In parole chiare (poichè non vogliamo far concorrenza al geroglifico) ciò significa che voti di quell'8 per cento potrebbero migrare anche verso Tarasconi, alfiera di un centrosinistra più rosé che rosso e dunque assimilabile da quanti vedono ancora nella sinistra perfino una minaccia alla proprietà privata. Accadrà il portento? E chi lo sa. 

*** A proposito di fattori soprannaturali. In avvio di questa campagna elettorale abbiamo avuto la sconcertante (a non dir altro) iniziativa della lista dei No Pass di farsi benedire in chiesa. Il vescovo intervenne per dire che era un gesto del tutto inappropriato. Tenere Dio fuori dalle elezioni sembra salutare. Un tweet, per fortuna solo un tweet, ce lo ha poi riportato. "Che Dio li benedica e mi guidi" ha digitato Cor. Sforza Fogliani sul suo profilo il 18 giugno elogiando gli amici con cui aveva festeggiato "il miracolo che insieme abbiamo fatto" dell'8 per cento. L'ottimo risultato è un dato obiettivo. Ma tutto riconducibile - almeno noi crediamo - a bravure umane. Ormai al ballottaggio manca così poco tempo da farci sperare che, smentendo l'antico adagio, Dio non sia tirato in ballo a vanvera una terza volta. 

*** Fattori umani, dunque. Stiamo vedendo in azione due donne giustamente ambiziose e appassionate di Piacenza. Si è soliti dire che si disputano una poltrona. A rischio di apparire ingenui aggiungeremo questo: è una poltrona scomodissima e qualcuno che ci si sieda sopra ci vuole. Con le sue idee, la sua gerarchia di interessi, la sua concezione di bene pubblico. Certo è una partita di potere, non va nascosto ed è anche inevitabile. Ma è ingiusto ridurla a questa semplificazione spesso proposta con intenti dispregiativi. Il potere è previsto per esercitare un servizio alla città. Da molte settimane Tarasconi e Barbieri (e fino al 10 giugno lo avevano fatto pure gli altri quattro candidati sindaci) parlano ai cittadini e li ascoltano, in un colloquio che fertilizza la democrazia. Non ci stancheremo di sottolinearne il valore e di contrapporlo alla litania del "sono tutti uguali" di cui si nutre l'astensionismo.

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TommasoFoti
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