Regione (Archivio)

Cassa di risparmio di Ferrara: il decreto salva banche affossa i piccoli risparmiatori

Data: 26/11/2015
Numero: 1701
Soggetto: Assessore Bilancio, Riordino Istituzionale, Risorse Umane e Pari Opportunita'
Data Risposta: 02/02/2016

Per sapere, premesso che:- 

il Governo, sempre sensibile agli interessi dei banchieri, ha emanato un decreto legge volto a porre in salvo quattro istituti di credito (Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti), ma destinato a mettere in ginocchio i piccoli risparmiatori, gli unici che - invece - avrebbero dovuto essere tutelati; 

in particolare, per quanto riguarda Cassa di Risparmio di Ferrara siamo in presenza di un sacrificio per decine di milioni di euro richiesto agli obbligazionisti, mentre per gli azionisti si profila una "stangata" da far impallidire quella magistralmente interpretata da Robert Redford, atteso che viene azzerata ogni speranza di recuperare anche una minima parte dell'investimento; 

pare evidente che, a partire dagli organi deputati alla vigilanza, meglio sarebbe stato se avessero attentamente valutato, almeno dal 2009 ad oggi, la profondità della crisi della Cassa di risparmio di Ferrara, nonché l'insufficiente consistenza patrimoniale di presunti acquirenti, che hanno allungato i tempi della ricerca di una soluzione concreta. Nei fatti, il protrarsi delle difficoltà ha depauperato il patrimonio di Carife, sottraendo rilevanti risorse al sistema economico locale, ai risparmiatori e alle imprese ; 

appare fin troppo chiaro che il decreto legge del Governo, condizionato dalla posizione di Banca Italia, rappresenta l'ennesimo specchietto per le allodole volto formalmente a salvaguardare i depositanti, ma nei fatti - nella più totale indifferenza delle conseguenze negative, per non dire catastrofiche, che si riverseranno sui risparmiatori - destinato a produrre i seguenti effetti: 29.000 azionisti che perderanno 68 milioni di euro più gli 11,3 milioni del capitale sociale e 4.000 obbligazionisti che perderanno 51 milioni di euro; 

se alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga la Giunta Regionale di intervenire sul Governo, almeno per quanto riguarda l'inclusione tra i destinatari del summenzionato decreto-legge della Cassa di Risparmio di Ferrara, atteso che la conversione in legge dello stesso, nel testo attualmente in vigore, finirebbe unicamente per creare nuovi poveri, prevalentemente residenti nel territorio di Ferrara, colpevoli solo di avere investito in un istituto locale di credito che, negli anni, era divenuto il naturale punto di riferimento ove depositare i propri risparmi.

Tommaso Foti

DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 1701

Interpellanza circa le azioni da porre in essere, anche presso il Governo, per tutelare gli azionisti e gli obbligazionisti colpiti dalla crisi della Cassa di Risparmio di Ferrara. A firma del Consigliere: Foti.

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l'oggetto 1701.

Risponde l'assessore Petitti.

Do la parola al consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Rinuncio all'illustrazione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Do la parola all'assessore Petitti.

 

PETITTIassessore. Grazie, presidente.

Abbiamo già avuto modo in questa sede, in risposta ad una precedente interrogazione presentata dal consigliere Fabbri, nel dicembre scorso, di chiarire le ragioni che, da un punto di vista puramente giuridico, in qualche modo ci limitano e sollevano questioni che non ci mettono in condizioni di sottolineare quella che può essere l'incostituzionalità del decreto legislativo 183, per una carenza di titolarità proprio nell'intervento dei procedimenti legislativi che riguardano la disciplina della risoluzione delle crisi bancarie.

Come abbiamo sottolineato in più occasioni, siamo pienamente consapevoli della profonda e dolorosa incidenza di effetti economici che si sono avuti sulla collettività, in modo particolare quella ferrarese, proprio per effetto di queste disposizioni.

Per queste ragioni, la Giunta regionale malgrado, la limitatezza di prerogative legislative in materia, si è più volte espressa con la massima convinzione che serva dare solidarietà nei confronti dei cittadini penalizzati.

Abbiamo dato anche il nostro supporto alle iniziative messe in campo dal Governo per promuovere e verificare la correttezza dell'operato delle autorità preposte alla vigilanza bancaria e di tutti i soggetti deputati al collocamento dei prodotti finanziari azzerati presso la clientela.

A riprova di questi sforzi voglio sottolineare la recente approvazione dell'articolo 3 della legge regionale che ci ha permesso, proprio all'interno del bilancio di previsione del 2016, di dare una autorizzazione di spesa di importo pari a 200.000 euro, con lo scopo di fornire un sostegno diretto ai cittadini che sono stati interessati da queste crisi bancarie, attraverso dei contributi.

Abbiamo più volte sottolineato che, tra l'altro, è stata un'azione realizzata in accordo con tutte le forze politiche di questa Assemblea, con le forze di maggioranza e di minoranza, per dare un sostegno e un contributo per l'assistenza legale alle persone che abbiano contratti e obbligazioni subordinate e che sono quindi state danneggiate.

Siamo perfettamente consapevoli di questo disagio e ci siamo anche attivati - anche questo voglio sottolinearlo in modo molto chiaro - in senso solidaristico, anche in accordo con l'azione che stanno portando avanti il Governo e il Ministero dell'economia e finanze.

Si è voluto contribuire quindi, da questo punto di vista, all'interno di questi margini che riguardano le competenze legislative che prevedono dei limiti da parte della Regione, a sostenere con tutti gli strumenti possibili la causa che riguarda la perdita subita da queste persone, anche attraverso una previsione che va ad aggiungersi - perché questo è il lavoro che abbiamo svolto in questi mesi - alle norme istitutive del fondo di solidarietà per la salvaguardia degli investitori introdotte dal Governo, proprio all'interno della legge di stabilità.

Questo è il percorso. Questa è l'azione messa in campo da dicembre ad oggi e in merito abbiamo avuto modo, in più occasioni, di sottolineare le scelte e le azioni svolte.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Petitti.

La parola al consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Ringrazio l'assessore Petitti per la sua risposta. In realtà, come converrà l'assessore, non ho chiesto che la Regione intervenisse in ordine alla costituzionalità del decreto perché mi è sufficientemente noto il fatto che sia impossibilitata a farlo. Diverso è invece che la Regione rappresenti, o rappresentasse, al Governo, atteso che la mia interrogazione è del 26 novembre, la inopportunità della conversione in legge del decreto, quanto meno per quanto riguardava la parte relativa alla Cassa di risparmio di Ferrara.

È ovvio che sotto questo profilo quanto io chiedo è superato dai fatti, essendomi noto che il decreto legge viene convertito in legge entro sessanta giorni, oppure decade. Essendo questa interpellanza del 26 novembre, è ovvio che è stato nel frattempo convertito in legge.

Sotto il profilo dell'attualità del tema, tuttavia, mi permetto, assessore, se non faccio perdere tempo a quest'Aula - ma al massimo io posso parlare un quarto d'ora; altri invece preferiscono un quarto d'ora di astinenza -, di dire che la vera opposizione va fatta, a mio avviso, da parte della Regione non solo e non tanto rispetto al quadro legislativo che si è venuto evolvendo. Rispetto a quello, infatti, penso che la borsa abbia già risposto in modo talmente negativo da far comprendere a chicchessia che la strada più sbagliata che questo Governo poteva seguire l'ha seguita. Quindi, la richiesta che veniva fatta di modificare il decreto legge, nell'interpellanza che qui viene trattata, era non solo legittima ma dovuta.

Ciò che penso la Regione possa e debba fare, nell'ambito del suo ruolo istituzionale, non è solo garantire con un po' di soldi l'assistenza legale, ma di richiedere invece al Governo che si faccia finalmente luce sull'ispezione di Bankitalia del 2009.

Dico questo perché, quando nel 2009, venne fatta l'ispezione da Bankitalia, non vennero rilevati elementi tali da suggerire ai risparmiatori una posizione diversa da quella che avevano assunto fino allora, e cioè di confidare nell'Istituto di credito.

Vede, nel 2010, Bankitalia e Consob, assessore, hanno acconsentito e avallato l'aumento di capitale che si è perfezionato poi nel 2011, ossia 150 milioni di euro, più di un terzo dei quali sottoscritti da piccoli risparmiatori. È questo che dovrebbe venire finalmente in luce, se vogliamo che ogni tre mesi non si ripresenti il caso di una banca popolare piuttosto che di un'altra che presenta improvvisamente conti in rosso e l'unico modo per farvi fronte è quello di chiedere ai risparmiatori di fare un sacrificio.

Noi abbiamo una situazione nel sistema bancario che dovrebbe essere ormai da qualche anno a regime, avevamo anche avuto, parlando delle casse di risparmio, con l'introduzione della legge Amato, una fondamentale separazione della gestione delle banche dalle fondazioni, e poi abbiamo scoperto che molte fondazioni sono socie in modo rilevante delle casse, dalle quali invece si diceva dovevano essere totalmente indipendenti e scorporate.

Queste commistioni hanno un unico risultato: a pagare sono i risparmiatori e soprattutto coloro i quali credono più di tutti nel territorio. Del resto, se vi è un'interlocuzione con la Regione, non avviene perché questa è una banca, ma perché è una banca territoriale. Il sistema delle banche territoriali, in tutte le regioni, rappresenta uno dei polmoni più efficaci ed efficienti per l'economia dei piccoli e medi imprenditori, siano essi agricoli, siano essi artigiani, siano essi industriali.

Non le sarà sconosciuto che vi sono problemi anche sulle piccole banche popolari, molte delle quali oggi hanno operato una restrizione del credito quasi in termini ultimativi, dopo che per anni avevano lasciato una gestione del credito che aveva dato ampio respiro agli investitori. Ebbene, sarebbe indubbiamente opportuno intervenire sulla crisi che ha investito anche alcuni istituti minori delle banche popolari, che - torno a ripetere - sono, come è noto, le banche del territorio, ovvero le banche nelle quali vi è una democrazia elettiva dei vertici perché, come lei sa, nelle banche popolari ogni socio non vale in ragione del numero delle azioni, ma vale un voto come socio, che io penso sia una delle forme più moderne di democrazia del sistema bancario. E noi, invece, vediamo che, anziché avere un fondato rispetto per la struttura delle banche popolari e, quindi, cercare di intervenire su queste banche anche per correggere eventuali errori di impostazione, nella logica di globalizzazione del sistema bancario si stanno cercando fusioni da parte dei grandi istituti di credito. E abbiamo visto cosa ne è uscito: l'esplosione degli affidamenti senza garanzie.

La globalizzazione e le fusioni tra le casse di risparmio si è visto i risultati che hanno prodotto. Ci manca solo che questo Governo vada avanti nel mettere le mani sulle banche popolari e finalmente si giungerà alla distruzione completa del sistema bancario. E l'unica istituzione che era stata adibita indipendente dal Governo perché esercitasse per tempo i controlli che le competevano, vale a dire la Banca d'Italia, è assolutamente venuta meno al proprio compito. Evidentemente, era gestita da ciechi, muti e sordi, perché non vedevano, non sentivano e mai hanno parlato di talune situazioni.

Ma ci sarà un motivo per cui le banche oggi, nel loro complesso, hanno in pancia crediti deteriorati che rappresentano esattamente dieci volte tanto quella che era la stima che era stata fatta sui crediti deteriorati. E non mi si dica che è solo la crisi del 2008. C'è stato un gioco di scatole cinesi, anche al fine di non pagare imposte, che ha portato all'attuale situazione.

Queste sono le ragioni per cui mi permetto di dire all'assessore e al presidente Bonaccini che, pur non avendo la possibilità la Regione di intervenire direttamente sui provvedimenti al nostro esame, è doveroso un impegno da parte della Regione affinché rappresenti al Governo come soprattutto in Emilia-Romagna la presenza contestuale di un valido sistema di casse di risparmio e di un efficiente sistema di banche popolari sia molto più utile delle fusioni dei grandi istituti di credito, per i quali, come è noto, si socializzano le perdite, nel senso che vengono accollate a tutti i risparmiatori, e ormai neanche più si privatizzano gli utili in quanto di utili ce ne sono sempre meno.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.





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