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E con il modello Piacenza sull'integrazione a scuola Foti fa lezione a Salvini

Data: 03/04/2024

Lettera aperta al quotidiano Libertà della Sig.ra Angela Viviani.

Caro direttore, il leader della Lega, Salvini, è tornato sul tema a lui più caro quando si avvicinano le elezioni: gli immigrati. Ormai si è rassegnato e non parla più di blocchi navali per "difendere la patria". Ora Salvini vuole che nelle scuole sia rispettato il tetto del 20 percento di stranieri in ogni classe. Il motivo, di per sé ragionevole, è evitare complicazioni didattiche che svantaggiano gli altri bambini. Spesso mi accade di pensare a quanto è meritorio il lavoro dei tantissimi nostri insegnanti che in questi decenni si sono dedicati a "amalgamare" bambini e bambini di tutte le parti del mondo. E' un lavoro immane. I risultati che si vedono, dei quali spesso Libertà riferisce, rappresentano un patrimonio di tutta la nostra comunità civile. Invece di sottolineare i problemi e lanciare proposte a sensazione peraltro poi non seguite da provvedimenti, non sarebbe meglio elogiare ciò che di buono viene fatto?

Angela Viviani

La risposta del direttore Pietro Visconti
Piacenza è un laboratorio di cose importanti. Quasi sempre silenzioso, come si addice al carattere di questa terra. La discrezione è sempre meglio della vanteria. Però ha anche un difetto: la non conoscenza di certi fatti favorisce pensieri vicini più alla propaganda che alla realtà. E in questo senso mantiene arretrata la discussione pubblica. Il tema del numero massimo di alunni immigrati nelle classi è da questo punto di vista di straordinaria rilevanza. Sabato scorso in prima pagina su "Libertà" abbiamo messo ben evidente il titolo "Se Salvini sapesse che gli 'stranieri' qui sono alunni". Un articolo di Simona Segalini, che da anni si occupa dell'argomento, sottoponeva all'esame del principio di realtà la proposta appunto di Salvini, capo della Lega nonché ministro formalmente dei Trasporti ma in realtà interventista a 360 gradi, di fissare al 20 per cento in ogni classe il tetto di alunni. Primo dato di base: il tetto orientativo sarebbe attualmente del 30 per cento e fu indicato dall'allora ministra Gelmini oltre dieci anni fa. Ma soprattutto: a Piacenza un terzo delle classi sono "in deroga", cioè hanno un numero di alunni "stranieri" che va oltre il 30 per cento. Noterete che la parola "stranieri" è tra virgolette. Lo faccio di proposito: la stragrande maggioranza di "stranieri" sono nati qui, a Piacenza, e bisognerà pur tenerne conto al di là dei passaporti. Nelle scuole della nostra città e dei nostri paesi se ne tiene conto eccome. Per merito di una schiera di insegnanti (in grandissima parte donne) che non si sono fatti impaurire dall'ondata migratoria ma l'hanno sfidata con impegno passione e umanità, quel teorico sbarramento numerico si è ridotto a dato statistico. Si è andati avanti e l'integrazione a Piacenza non è una vuota parola bensì esperienza che arricchisce. E quindi ripeto: oh, se Salvini sapesse! Comunque, anche senza avere fatto titoli a tutta pagina, sapete che c'è? Che la notizia del laboratorio Piacenza comunque circola e ieri su "La Stampa" se n'è fatto forte Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. Ecco cosa ha detto dell'idea di Salvini condivisa dal ministro dell'Istruzione Valditara: "Una legge (sul tetto di alunni cosiddetti stranieri-ndr) che avesse carattere di perentorietà nei numeri rischierebbe di scontrarsi con un limite invalicabile: la realtà dei fatti. (...) Nella mia città, Piacenza, la presenza di alunni non italiani è superiore al 20 o al 30 percento in molti istituti. Non è una scelta. Se in una scuola ci sono cento bambini, 70 stranieri e 30 italiani, anche se li ridistribuisci in quattro classi il rapporto rimane lo stesso". Il succo politico è che un'esperienza di provincia, valorizzata nella fatica che comporta e nei risultati che ottiene, costringe politici con responsabilità governative a ragionare, e a dividersi, sulla benedetta realtà e non sui facili slogan.

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