Rassegna Stampa

Per l'ente camerale la fusione piu' vicina si fa entro novembre o il commissario

Data: 14/10/2020

Non passano gli emendamenti al decreto che diventa legge, resta il tavolo Regioni-Mise per dilazionare l'accorpamento

Pochi lo volevano, ma è successo. L'accorpamento della Camera di Commercio di Piacenza con quelle di Parma e di Reggio Emilia si avvicina a grandi passi, pena il commissariamento. Il Senato non ha accolto le modifiche proposte da varie forze all'articolo 61 del Decreto Agosto che introduce il commissariamento per le Camere di commercio che non abbiano ottemperato al processo di fusione entro novembre. E la Camera dei deputati, che ieri affrontava l'argomento, non avrebbe avuto neppure i tempi per poter ridiscutere l'emendamento all'articolo. Risultato, il decreto dalla notte scorsa è convertito in legge: entro il 30 novembre si dovrà chiudere la partita della fusione, se no ci penserà un commissario. La riforma Madia del 2014 sulle camere di commercio arriva al traguardo. Intanto i vertici delle camere di Parma e di Reggio Emilia sono scaduti e le due camere acefale contano le ore per l'arrivo dei commissari. Piacenza ha un'altra storia. Si è da pochi giorni insediato alla presidenza Filippo Cella che, all'atto nella nomina, una settimana fa, ha rinnovato il pressing sulle forze politiche del territorio, parlamentari e consiglieri regionali, affinché giocassero tutte le carte possibili per evitare che l'articolo 61 entrasse in vigore e rivendicando soprattutto più tempo per portare a termine un processo complesso, tanto più in un momento di emergenza sanitaria ed economica. Tutto vano. Resta ancora una (esile) carta da giocare: il tavolo che le Regioni hanno chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico per trattare una dilazione dei tempi e nuove modalità per le fusioni: dal 30 novembre 2020 al 30 novembre 2021 e comunque per discutere i dettagli dell'accorpamento, provando anche a salvaguardare l'autonomia degli enti camerali che hanno un buon equilibrio di bilancio e conti in ordine, è il caso di Piacenza. Ma per come si sono messe le cose pare difficile che si possano ottenere dilazioni. Sulla battaglia contro l'articolo 61 e per l'autonomia piacentina si sono mosse categorie economiche, si è mossa la Regione, pressoché tutte le forze politiche (e l'onorevole Tommaso Foti la dava per vinta), con qualche distinguo. Il Pd non diceva no alla fusione, ma spingeva per la dilazione dei termini. Sul piano governativo però l'ha avuta vinta la posizione di Italia Viva, del resto è firmata Renzi-Madia la riforma camerale che giunge al traguardo. «Più o meno tutte le forze politiche hanno spinto trasversalmente per apportare correzioni» conferma oggi Filippo Cella, in attesa delle risultanze del tavolo Stato-Regioni per pronunciarsi nel merito di quanto sta accadendo. Ma una cosa la dice. «Presiedo la Camera ed esco da ogni logica di partito e di governo, il mio obiettivo, che abbia un mese davanti, un anno o un giorno, è di lavorare da subito per portare tutte le associazioni alla Camera e per lavorare bene insieme, il resto mi riguarda in modo secondario. Stiamo entrando in una nuova emergenza dura, voglio portare a compimento sostegni, promozione, bandi e incrementare risorse per i territori, per una progettualità strategica non c'è tempo ora. Rimbocchiamoci le maniche, lavoriamo per Piacenza, inutile piangersi addosso».

Libertà

facebbok

Rassegna Stampa

TommasoFoti
powered by Blacklemon Srl