Intervista al deputato di FdI: «Questa terra è forte non grazie, ma nonostante la sinistra». Il Pd a un candidato della destra: sulle case popolari dite bugie
Foti sente aria di ribaltone storico
«L'Emilia è forte nonostante il Pd»
Il leader del centrodestra piacentino: «Case
della Salute cattedrali nel deserto. Troppa
burocrazia ostacola il mondo delle imprese»
Tommaso Foti gongola ancora
ripensando alla piazza Cavalli della Meloni di sabato scorso. Deputato di lungo corso del centrodestra piacentino con un'esperienza anche in consiglio regionale
(2014-2018), Foti spiega a "Libertà" perché secondo lui domenica
lo storico ribaltone è possibile.
Foti, per un lungo periodo lei è stato all'opposizione della giunta Bonaccini, lo ha visto all'opera. Se molti, anche nel centrodestra, lodano
il modello emiliano-romagnolo ci
sarà pure una ragione. Non le pare?
«Non ritengo Bonaccini nè un fenomeno, nè un grande amministratore. Ha fatto molto meno di
quello che aveva promesso, a partire dal settore delle infrastrutture. Poi si può sapere vendere bene, ma è un altro discorso».
Sembra un po' ingeneroso...
«Bonaccini merita rispetto per la
tenacia che, con le unghie e con i
denti, impiega per restare in sella. Per di più, pur essendo uomo di
potere, non ne appare schiavo. Ma
i bravi amministratori son fatti
d'una altra pasta».
Sia sincero: ma voi volevate davvero la Borgonzoni come candidata?
«Si dovevano decidere i candidati presidente del centrodestra in 8
regioni, delle quali Calabria ed
Emilia-Romagna erano le prime
ad andare al voto. Diciamo che vi
è stata molta pretattica prima di
trovare la quadra, ma il problema
non è mai stata la Borgonzoni....»
Il centrosinistra obietta che votare centrodestra sarebbe un «salto
nel buio» e che parlate solo per slogan. Dite "cambiamo" e basta. Un
concetto vago. Cosa dovrebbe
cambiare?
«Il centrosinistra incide lo stesso
disco ogni volta, ma lo spauracchio del salto nel buio fa più pena
che paura. Quanto al centrodestra
occorre avere chiaro che il primo
cambiamento lo si fa tagliando le
unghie a una burocrazia estremamente politicizzata che in Regione è abituata a comandare la classe politica».
Però sulla sanità tutti gli indici e le
ricerche ne attestano l'assoluta
qualità. Ci convinca con dei numeri
che non è così.
«Più che alle ricerche sono interessato all'opinione che i malati
hanno del nostro sistema sanitario, tenuto conto che esso incide
per più del 70% sulla spesa complessiva della Regione. È indubbio che lo "smantellamento" dei
medici di base operato dalla Regione costituisce un grossolano
errore. Si aggiunga che le costosissime Case della Salute si presentano oggi, nella maggior parte dei
casi, come cattedrali nel deserto,
incapaci di intercettare le esigenze del territorio che così si rivolge direttamente ai pochi Pronto soccorsi ancora operativi. Infine, il
tentativo di smantellare gli ospedali periferici e quello di ridurre le
liste d'attesa per accedere agli esami diagnostici facendo correre le
persone da una valle all'altra, rappresenta il tallone d'Achille della
sanità regionale».
Hanno stanziato i soldi per il nuovo ospedale che voleva anche la
giunta Barbieri: 114 milioni. Non basta?
«Il nuovo ospedale, se va bene, sarà costruito - come infrastruttura
- tra 8 o 10 anni. Nel frattempo occorre mantenere pienamente
operativa l'attuale struttura, anche
ricordandosi che sono i bravi professionisti che fanno la differenza
a parità di infrastrutture».
Sull'occupazione dove il centrodestra riuscirebbe a migliorare una situazione già buona grazie al Patto
per il lavoro?
«Negli anni l'economia regionale
è andata avanti non grazie al Pd
ma nonostante il Pd».
Aveva pomesso niente slogan...
«Non è uno slogan, è la verità. Ci
sono alcuni settori, come quelli
del commercio e dell'artigianato
che operano in una situazione di
grande incertezza sia per l'oppressione fiscale del Governo, sia per
quella burocratica della Regione.
Con meno tasse e porte spalancate alla libertà d'impresa la nostra
economia volerà».
Sulla montagna Bonaccini ha tolto
l'Irap.
«Non è così, infatti non è un provvedimento strutturale. Poiché la
legge nazionale impedisce alla Regione di ridurre direttamente le
aliquote, parte del dovuto verrà
rimborsato ricorrendo al credito
d'imposta e a un bando attraverso il quale richiedere i contributi
regionali. Un'iniziativa che interessa 100 Comuni con uno stanziamento complessivo per 3 anni
di 12 milioni di euro. Meglio di
niente, ma nessuna esenzione a tempo indeterminato».
Se vincete da cosa sarà rappresentato il valore aggiunto di Fratelli
d'Italia?
«Da amministratori che si sono
formati sul campo, ora ricoprendo il ruolo di consiglieri comunali e provinciali, ora di sindaci e assessori. Una classe dirigente che
tanti ci invidiano».
Lo volete anche voi l'assessorato alla sicurezza?
«Sarà la Borgonzoni a valutare
l'opportunità o meno della sua
istituzione: se necessario ed utile,
non per moda».
Foti, sarà un testa a testa. Siete così sicuri di vincere?
«Il vento del cambiamento soffia
fortissimo. Direi che l'alternanza
arriva con diversi lustri di ritardo.
È da 50 anni che la sinistra è al potere in Emilia-Romagna, si rassegni all'opposizione».
E il giorno dopo cosa accade in Italia?
«Dipende dal risultato: se la sinistra crolla, si va al voto in un paio
di mesi. Se perde di poco, darà la
colpa ai 5Stelle di avere consegnato la regione alle destre e il ricorso
alle urne non appare automatico.
In pratica, prevarrà l'idea che sia
meglio tirare avanti che le cuoia».
Libertà