Regione (Archivio)

Minori non accompagnati, gesto dell'assessore Cugini sceneggiata meramente elettorale; Foti:'si affronti il problema con adeguate iniziative nei confronti dello Stato'

Data: 12/09/2016
Numero: 3200
Soggetto: ASSESSORATO WELFARE E POLITICHE ABITATIVE
Data Risposta: 13/09/2016

Per sapere, premesso che:- 

i minori stranieri, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con legge n. 176/91. 

in base al regolamento del Comitato per i minori stranieri (articolo 1 del Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri n. 535/99) è definito "minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato" il minore non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova in Italia privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano; 

ogni minore straniero non accompagnato deve essere segnalato: 

1) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, ad eccezione del caso in cui il minore sia accolto da un parente entro il quarto grado idoneo a provvedervi (Articolo 9, comma 4, della Legge n.184/83, articolo 28 del Decreto Presidente della Repubblica n. 394/99); 

2) al Giudice Tutelare, per l'apertura della tutela; 

3) al Comitato per i minori stranieri, ad eccezione del caso in cui il minore abbia presentato domanda di asilo; 

i minori stranieri non possono essere espulsi, tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato (e in questi casi il provvedimento di espulsione è disposto dal Tribunale per i minorenni) e salvo il diritto a seguire il genitore o l'affidatario espulsi (articoli 19 e 31, comma 4, del T.U. n. 286/98). Tuttavia, i minori stranieri non accompagnati non richiedenti asilo possono - invece - essere sottoposti al "rimpatrio assistito" (articolo 33 del Testo Unico n. 286/98, D.P.C.M. n. 535/99, Circolare del Ministero dell'Interno del 9.4.01); 

in generale, la competenza a coprire le spese dell'accoglienza del minore non accompagnato e' posta a carico del Comune in cui risiede, ritenendosi applicabile al riguardo l'articolo 6, comma 4, della legge-quadro sul Servizio Sociale (n. 328/2000). Se i minorenni non sono registrati come residenti, la competenza si valuta con riferimento al luogo in cui essi hanno i principali interessi; 

in ogni caso, la Circolare del Ministero dell'Interno del 24 aprile 2013 stabilisce che l'obbligo di collocare in luogo sicuro, ovvero in una struttura di accoglienza autorizzata/accreditata, comporta la presa in carico del minore da parte dei servizi sociali del Comune nel cui territorio la struttura è presente ( testualmente: "Il collocamento del minore in una struttura di accoglienza autorizzata/accreditata comporta la sua presa in carico da parte dei servizi sociali del Comune nel cui territorio la struttura è presente e la richiesta di apertura della tutela nei suoi confronti."); 

il 30 settembre 2015 e' entrato in vigore il Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, di attuazione della direttiva 2013/33/UE, che all'articolo 19 (dedicato al tema dell'accoglienza dei minori non accompagnati), in seguito al trasferimento del Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati al Ministero dell'interno, ha delineato un sistema unico di accoglienza in grado di superare le distinzioni tra i minori stranieri non accompagnati e i minori non accompagnati richiedenti protezione internazionale. In particolare, in continuità con quanto previsto nell'Intesa del 10 luglio 2014, è stato disposto che per la prima accoglienza dei minori non accompagnati, il Ministero dell'Interno istituisca e gestisca, anche in convenzione con gli enti locali, centri specializzati per le esigenze di soccorso e protezione immediata dei minori non accompagnati, per il tempo strettamente necessario all'identificazione e all'eventuale accertamento dell'età, comunque non superiore a sessanta giorni. Con riferimento alla seconda accoglienza, è previsto che anche i minori non accompagnati non richiedenti protezione internazionale possano accedere al sistema SPRAR, nei limiti dei posti e delle risorse disponibili; 

il Ministero dell'Interno ha pubblicato il 4 dicembre 2015 la graduatoria dei progetti di accoglienza per minori stranieri non accompagnati presentati dagli enti locali in risposta al bando SPRAR, come stabilito dal decreto del Ministero dell'Interno del 27 aprile 2015. Gli enti locali ammessi al finanziamento, a carico del Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell'Asilo, devono realizzare le attività progettuali nell'ambito dello SPRAR fino al 31 dicembre 2016. Sono stati approvati 73 progetti (per l'Emilia-Romagna risultano finanziati i progetti presentati da tutti i comuni capoluogo, ad eccezione di Piacenza) in altrettanti Enti locali per un totale di 1010 posti di accoglienza; 

con decreto dell'1 settembre 2016, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dello 8 settembre 2016, il ministero dell'Interno, d'intesa con il ministero Economia e Finanze, ha stabilito i requisiti strutturali e i servizi dei centri o strutture governative di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Il provvedimento individua i requisiti dei centri (articolo 3), che devono "assicurare la permanenza continuativa del minore straniero non accompagnato nell'arco delle 24 ore, per un periodo non superiore a sessanta giorni", e garantire "l'ospitalità di 50 minori in almeno due sedi alla stessa destinate in via esclusiva", tenuto conto che "ciascuna sede può accogliere fino ad un massimo di 30 minori";

il predetto articolo 19 ha altresì previsto che in caso di indisponibilità di posti nel sistema appena descritto, l'accoglienza e l'assistenza del minore siano a carico del Comune in cui il minore si trova, secondo gli indirizzi fissati dal Tavolo di coordinamento. I Comuni che assicurano l'attività di accoglienza accedono ai contributi disposti dal Ministero dell'Interno a valere sul Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati; 

lo Stato, come detto, supporta economicamente i Comuni per l'accoglienza prestata a favore dei minori in strutture dedicate. Risulta, infatti, istituito - presso il Ministero dell'Interno - il Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, la dotazione del quale, per il 2016, è di 170 milioni di euro. Ai Comuni che ne fanno richiesta, per il tramite delle Prefetture, il Ministero dell'Interno eroga trimestralmente, un contributo giornaliero per ospite nella misura massima di 45,00 euro, IVA inclusa, per l'accoglienza che viene offerta ai minori stranieri non accompagnati tramite affido familiare o in strutture autorizzate e/o accreditate.Detto importo è stato definito a seguito dell'Intesa sancita nella seduta della Conferenza Unificata del 10 luglio 2014; 

il numero di minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 30.04.2016 è di 11.648, il 41% in più rispetto alle presenze registrate alla data del 30 aprile 2015. L'età più rappresentata risulta quella di coloro che hanno 17 anni, i quali costituiscono circa il 56% dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, seguiti da coloro che hanno 16 e 15 anni (rispettivamente il 27,1% e il 9,8%). Infine, i principali paesi di provenienza dei predetti sono l'Egitto, l'Albania, il Gambia e l'Eritrea; 

tra le Regioni italiane, la Sicilia si attesta come la regione che ospita il maggior numero di minori stranieri non accompagnati (36,6%) all'interno delle proprie strutture di accoglienza, seguita da Lazio (7,8%), Lombardia (7,5%), Puglia, Calabria (entrambe 7,3%) ed Emilia Romagna (7,2%). Al riguardo si evidenzia come le 6 Regioni menzionate ospitino i due terzi dei minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale; 

in ragione dei dati sopra esposti, il numero dei minori non accompagnati presenti in Emilia-Romagna al 30 aprile 2016 non dovrebbe superare le 840 unità: il preponderante numero di minori provenienti dall'Albania (l'Emilia-Romagna ospita circa i due terzi di quelli presenti sul territorio nazionale) fa propendere per l'esistenza di un vero e proprio racket che opera a tempo pieno per portarli e abbandonarli nella nostra Regione; 

nei fatti, il Comune di Piacenza è al collasso: ai 145 minori stranieri non accompagnati assistiti nel 2015 si aggiungono i 45 arrivati nel 2016, sicché i servizi sociali devono oggi - sia a livello economico, sia a livello organizzativo - fronteggiare l'ospitalità di 190 minori; 

e' pur vero che se si pratica la politica della città "aperta, accogliente e multiculturale", come la sinistra locale ha fatto negli ultimi 15 anni, c'è ben poco da lamentarsi al riguardo. E del resto: il 28% di bambini stranieri ospitati nelle scuole elementari della città e il 20% della popolazione straniera presente in città, la dicono lunga sull'incapacità della locale amministrazione di governare o, comunque, tenere sotto controllo un fenomeno che, nelle province limitrofe, non raggiunge siffatte dimensioni; 

appaiono perciò "lacrime di coccodrillo" quelle versate oggi dall'assessore al welfare del Comune di Piacenza sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati che deve quotidianamente affrontare. Così come più diretta alla campagna elettorale della prossima primavera appare l'esibizione muscolare del predetto (in molti ambienti politici collegata alla sua ambizione di candidarsi a sindaco) che ha - ovviamente invano - tentato di riconsegnare, in due occasioni, alcuni minori stranieri non accompagnati ai responsabili del Consolato d'Albania a Milano. Al di là della spettacolarità del detto gesto - con tanto di giornalisti e fotografi del quotidiano locale al seguito e dell'inutilità, quando non dell'illiceità dello stesso (le norme chiaramente indicano quali procedure si devono seguire per attivare il "rimpatrio assistito"!!!) - rimane il fatto che circa un quarto dei minori stranieri non accompagnati dell'intera Regione è assistito dal Comune di Piacenza; 

tra l'altro, particolare affatto irrilevante, a fronte della spesa giornaliera sostenuta dal Comune di Piacenza di oltre 100 euro per il mantenimento in adeguata struttura di ogni minore non accompagnato, il Ministero dell'Interno - come visto - rimborsa 40 euro, il che significa che la comunità piacentina si deve accollare rilevanti costi che, per legge, dovrebbero essere invece a carico dello Stato, e solo di quest'ultimo; 

se la Giunta Regionale sostiene, condivide e ritiene che l'assessore al welfare del Comune di Piacenza debba continuare a girovagare (con tanto di minori stranieri non accompagnati appresso) per i vari consolati con sede a Milano nel vano tentativo di riconsegnare gli stessi alle autorità consolari, o se - invece - ritenga, nel nome del buon senso e della buona amministrazione di assumere adeguate iniziative, anche nei confronti degli organi centrali dello Stato, volte ad affrontare e, per quanto possibile, risolvere una situazione che, almeno nel Comune di Piacenza, risulta avere superato ogni limite di sopportabilità, tenuto anche conto del fatto che l'incontro straordinario con i sindaci dei capoluoghi di Provincia - a suo tempo promosso dall'assessore Gualmini riguardo al tema che qui interessa - e "finalizzato a trovare soluzioni urgenti e arrestare il fenomeno" all'evidenza - almeno per il Comune di Piacenza - non risulta esser stato foriero di beneficio alcuno.

Tommaso Foti

DIBATTITO INTEGRALE IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 3200

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per affrontare e risolvere le problematiche riguardanti i minori stranieri non accompagnati, con particolare riferimento alla situazione esistente a Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l'oggetto 3200: Interrogazione di attualità circa le azioni da porre in essere per affrontare e risolvere le problematiche riguardanti i minori stranieri non accompagnati, con particolare riferimento alla situazione esistente a Piacenza. A firma del consigliere Foti, a cui do la parola.

Risponde la vicepresidente Gualmini.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Signora presidente, signor assessore, nei giorni scorsi, un assessore di sinistra, quello al welfare del Comune di Piacenza, ha pensato che un modo concreto per risolvere il problema della presenza dei minori stranieri non accompagnati nella nostra città fosse quello di caricare un po' di minori albanesi su un pulmino, portarli al Consolato albanese a Milano, scaricarli al Consolato albanese a Milano e sperare che detto Consolato li potesse prendere con sé.

È finita con l'intervento della DIGOS, non so se anche con la denuncia dell'assessore. Sicuramente è una pagina poco edificante, solo pubblicitaria, ma sappiamo tutti che è di uno di quelli che stanno cercando di fare le primarie a Sindaco con queste iniziative.

Diverso è il problema – perché il problema invece esiste effettivamente – della legislazione italiana. La legislazione italiana, infatti, fa carico ai servizi sociali dei Comuni, a dire il vero (non agli assessori), di dover collocare presso le strutture che abbiano disponibilità, questi minori.

Io penso, assessore, che se lei avesse convocato nel passato un tavolo straordinario su questo problema, anziché avere degli assessori che scambiano i minori per le Ruby della situazione, forse sarebbe meglio cercare di trovare una modalità per confrontarsi anche con i Consolati e le Ambasciate di questi Paesi, soprattutto Albania e Egitto, che sono le due componenti etniche più rilevanti come presenza in Emilia-Romagna, per cercare di trovare una soluzione a un problema che nel caso di Piacenza vede ospitato il 25 per cento dei minori stranieri non accompagnati di tutta la regione.

Ovviamente, e concludo, il mio intervento è riferito ai minori stranieri non accompagnati che non abbiano chiesto asilo, perché coloro i quali hanno chiesto asilo hanno una procedura e una normativa del tutto differente, quindi sono esclusi dall'attenzione di questo atto di sindacato ispettivo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola alla vicepresidente Gualmini.

 

GUALMINIvicepresidente della Giunta: Innanzitutto la ringrazio per aver posto attenzione ad un problema che anche personalmente mi sta piuttosto a cuore. Non c'è dubbio che in Emilia-Romagna ci siano questi flussi che da più tempo abbiamo segnalato, di minori che arrivano nei nostri territori, o con un visto turistico o con delle pratiche di affido temporaneo, e che nulla hanno a che fare con i minori provenienti dagli sbarchi e richiedenti protezione internazionale. Tra l'altro, abbandonare un minore nel nostro Paese, molto spesso anche accompagnati da famiglie che li portano fin qui, è assolutamente un reato. Quindi, si tratta di un fenomeno che va in tutti i modi contrastato.

Ciò detto, quando arrivano dei minori e troviamo nei nostri territori minori non accompagnati, evidentemente la competenza è dei servizi sociali. Il Comune, quindi, si deve fare carico di offrire accoglienza, anche se questo comporta oneri e costi spesso piuttosto elevati e, soprattutto, comporta l'odiosa questione di dover ospitare ragazzini nelle nostre strutture di welfare che non avrebbero alcun diritto di starvi.

Come lei sa, io ho cercato di affrontare il problema partendo dalle cose che mi sembravano più di buon senso. Già nel dicembre 2015 ho convocato un tavolo con tutti i sindaci e gli assessori dei Comuni capoluogo. Abbiamo fatto il punto sui flussi dei minori albanesi, particolarmente presenti nella zona di Piacenza, della Romagna e a Bologna. Dopo questo tavolo, mi sono impegnata a coinvolgere le Questure e le Prefetture, quindi a organizzare un incontro, che è avvenuto il 16 gennaio 2016 presso la Prefettura di Bologna, con il prefetto centrale, dottor Morcone, a cui abbiamo ri-sottoposto il problema. Come terza azione ne abbiamo parlato direttamente con i vari ministri albanesi che sono venuti a trovarci qui in Regione, in particolare c'è stato un incontro con il ministro del welfare Blendi Klosi dedicato a questa questione.

Le dirò che io stessa non sono così soddisfatta dei risultati sinora ottenuti. Non ho alcun problema a riconoscerlo. Anche a fronte del fatto che vanno, evidentemente, coinvolti attori e soggetti che gestiscono le relazioni internazionali e diplomatiche tra i due Paesi, mi sono ripromessa, da un lato, di organizzare una missione in Albania, che ancora non siamo riusciti ad espletare, e, dall'altro lato, di mettere in agenda presso la Conferenza Stato-Regioni, in particolare la Commissione che si occupa di sociale, questo problema. In Italia sono tre le Regioni a dover affrontare in particolare il tema: la Lombardia, la Toscana e l'Emilia-Romagna. Entro il mese di settembre discuteremo a Roma, ulteriormente, di questo problema e di quali ulteriori azioni di lobbying si possano fare sul ministro dell'Interno, sul ministro degli Esteri per poter agire sugli accordi internazionali, sulle norme dell'affido temporaneo e anche sulle norme che riguardano i comportamenti della polizia di frontiera per poter frenare un fenomeno che noi non riteniamo in alcun modo accettabile.

Quanto ha fatto l'assessore del Comune di Piacenza, ovviamente, non viene pienamente avallato dalla Regione. L'assessore è andato incontro ad un rischio forte di denuncia, al quale speriamo che non si sia, in ultima istanza, sottoposto. Noi sapevamo, ovviamente, del sistema di sofferenza che riguarda il Comune di Piacenza. Non possiamo, però, né avallare né sollecitare atti illegali. Se un minore arriva, dobbiamo, purtroppo, fare in modo che questo minore abbia una tutela.

Da parte mia, c'è uno sforzo ad andare avanti in maniera ancora più convincente, anche se qualche volta ho dei dubbi sul grado di competenza di una Regione nel fermare un fenomeno certamente più grande della nostra territorialità.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente Gualmini.

La parola al consigliere Foti per la replica. Ha quattro minuti. Prego.

 

FOTI: Non v'è dubbio che l'assessore Gualmini − penso anche con molta onestà intellettuale − abbia riferito di una questione spinosa. Su questo non c'è dubbio, anche in relazione al fatto che stiamo parlando di minori per i quali, sotto questo profilo, giustamente, vi è tutta una serie di "impegna", anche internazionali, cui si deve far fronte.

Assessore, proprio in relazione a quello che lei diceva, cioè che non stiamo parlando di vicende legate allo sbarco di clandestini o di persone che fuggono da teatri di guerra, voglio precisare che stiamo parlando di un'organizzazione – mi permetto di dirlo − quasi "scientifica" per la quale si portano prevalentemente su certi territori ragazzi albanesi di 15-16 anni, in modo tale da scaricare sui nostri servizi anche gli oneri di tipo scolastico, in una situazione che, effettivamente, non vede l'Albania, oggi, con le tensioni dell'Albania che abbiamo conosciuto ai tempi, ad esempio, dell'invasione dello stadio di Bari, come ricorderete, ormai circa un ventennio fa.

Come lei ha sottolineato, penso che il problema vada risolto o si debba affrontare, da una parte, in chiave politica. Non c'è solo il Ministero del welfare che deve intervenire. Qui c'è il Ministero di giustizia. Come sapete, i minori, anche in relazione agli affidi, abbisognano del giudice tutelare che in tal senso decida e, soprattutto, del Ministro dell'interno, in relazione, se non altro, a una questione meramente economica. Se un ragazzo minore straniero abbandonato costa giornalmente, come gestione, 100 euro ad un Comune, non si può, a livello forfettario, dire che la Conferenza ha deciso che costa 40 euro. Evidentemente, questo è il primo motivo di ribellione da parte del Comune ospitante, atteso che diventa una catena di Sant'Antonio che io ebbi lo scorso anno occasione di affrontare. Con il Sindaco del Comune di Borgonovo ci recammo – ovviamente, non portandoci appresso minori che non c'entravano assolutamente niente − al Consolato egiziano per far presente che non era possibile che tutte le mattine un'auto proveniente da Milano scaricasse tre bambini davanti al Comune di Borgonovo e che tre giorni dopo arrivasse qualcuno con una busta con tanto di documenti appresso.

Penso, assessore, che giustamente lei debba prendere e riprendere un'iniziativa anche attraverso il Presidente della Conferenza Stato-Regioni. Non si può sottovalutare un problema solo perché "i numeri" non sono pari a quelli dell'immigrazione clandestina. La realtà è che stiamo parlando di 12.000 minori in tutta Italia, ma sono minori che – lo vorrei far presente − rimangono in questi numeri o crescono in questi numeri a ciclo continuo. Ogni anno una parte esce, perché compie 18 anni, e il numero viene sistematicamente rimpiazzato. Quindi, non vi è un punto di emergenza. Ormai, vi è una stabilizzazione verso l'alto che, complessivamente, investe per il 38 per cento la Sicilia, ma che è divisa nelle altre quattro regioni. Ovviamente, la componente albanese riguarda solo le tre regioni cui lei faceva riferimento, assessore.

Sotto questo profilo, apprezzo che lei non condivida il gesto di portare a pellegrinare dei bambini nei Consolati, tra l'altro non ottenendo niente, ma che, con altrettanta fermezza e decisione, ella si sia preoccupata, invece, di sottolineare come sia importante una forte azione politico-istituzionale per ottenere anche dall'Albania quelle risposte che il Governo albanese attende, anche sulla base dell'ultima legislazione approvata. Nel mese di agosto l'Albania ha approvato una legge durissima nei confronti di coloro i quali fanno uscire i minori dal proprio Stato. Se chiediamo di applicare la legge al loro interno invece di avere genitori e parenti compiacenti, che appositamente sfruttano lo Stato italiano per far studiare i propri figli, che non ne abbisognano – attenzione: il problema è che non ne abbisognano – questa penso sia una soluzione buona e giusta, che può trovarci perfettamente d'accordo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.



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