Numero: 3430
Soggetto: ASSESSORATO WELFARE E POLITICHE ABITATIVE
Data Risposta: 25/10/2016
Per sapere, premesso che:-
OGGETTO 3430
Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le iniziative da assumere per risolvere le problematiche derivanti dalla presenza di profughi nei Comuni della regione e per favorire il regolare pagamento degli importi dovuti ai titolari delle strutture che li ospitano. A firma del Consigliere: Foti
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Rainieri): Oggetto 3430: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le iniziative da assumere per risolvere le problematiche derivanti dalla presenza di profughi nei Comuni dalla regione e per favorire il regolare pagamento degli importi dovuti ai titolari delle strutture che li ospitano, a firma del consigliere Foti. Risponderà la vicepresidente Gualmini.
Prego, consigliere Foti.
FOTI: Rinuncio.
PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.
Prego, vicepresidente Gualmini.
GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Gentile consigliere Foti, sostanzialmente lei evidenzia tre punti: il problema della residenza anagrafica ai richiedenti asilo, l'annosa questione della ripartizione dei migranti dei nostri territori e il pagamento dei gestori dei centri di accoglienza.
Per quanto riguarda la residenza anagrafica ai richiedenti e beneficiari di protezione internazionale, le linee guida che lei opportunamente cita, a firma SPRAR e Ministero dell'interno e anche Agenzia delle Nazioni Unite, di fatto, non introducono elementi di novità rispetto, ad esempio, al Testo unico sull'immigrazione, il decreto legislativo n. 286/1998 e sono state, peraltro, confermate da un successivo decreto legislativo, il n. 142/2015, che recepisce, di fatto, le norme europee sui sistemi di accoglienza nel nostro Paese.
Sostanzialmente si dice che i titolari di protezione internazionale o umanitaria, nonché i richiedenti asilo, accedono al diritto di residenza alle stesse condizioni degli italiani e degli altri stranieri regolarmente soggiornanti.
È ovvio che non vi è alcuna residenza anagrafica per gli stranieri irregolari e irregolarmente presenti nei nostri territori.
In particolare, l'articolo 18 del decreto legislativo n. 142/2015 sul tema della residenza dispone che per il richiedente accolto nei centri o nelle strutture di cui agli articoli 9, 11 e 14, cioè hub, CARA, CAS e SPRAR, a cui è stato rilasciato il permesso di soggiorno per richiesta d'asilo, ovvero la ricevuta attestante la presentazione della richiesta, il centro di accoglienza o la struttura preposta rappresentano il luogo di dimora abituale ai fini dell'iscrizione anagrafica.
Già il Testo unico sull'immigrazione diceva che la permanenza superiore a tre mesi in un centro di accoglienza costituisce dimora abituale. Quindi, è del tutto corretto quello che lei scrive, e cioè che la residenza è il presupposto, il primo passo, per una serie di accessi ai servizi sociali, abitativi e sanitari. Non vi è, ovviamente, un automatismo tra le due cose, non è che tutti quelli che ottengono la residenza anagrafica vengono immediatamente presi in carico seduta stante dai Comuni, dalla sanità e infilati nelle case popolari, però c'è sicuramente un nesso.
Delle due l'una: o si chiede una forte ed efficace integrazione per i richiedenti asilo e quindi la residenza anagrafica non può che essere uno strumento di integrazione, oppure, se ci si lamenta perché diamo la residenza anagrafica, poi non ci si può lamentare, allo stesso modo, che queste persone magari rimangano a bighellonare, come si suol dire, o non vengano inserite fattivamente.
Vengo al secondo aspetto che lei affronta. Il Comune di Tabiano si trova ad avere 150 profughi assegnati su una popolazione di 500 persone. Questo, ovviamente, non mi vede per nulla concorde. Non è così che dovrebbe funzionare l'assegnazione dei migranti. Ero già a conoscenza di questa eccezionale situazione.
Sappiamo che in Emilia-Romagna solo il 50 per cento dei Comuni accoglie. L'altro 50 per cento non ha richiedenti asilo e quindi c'è una ripartizione sproporzionata. Proprio recentemente io stessa ho scritto un documento. Abbiamo chiesto, come Conferenza delle Regioni, tra le altre cose, al Governo, di inserire un vincolo per legge sull'equa ripartizione e quindi quei parametri di cui si è parlato: 2,5 migranti ogni mille abitanti delle città metropolitane con una quota inferiore e per i Comuni fino a 2.000 abitanti la cifra è di 5 richiedenti asilo. Per ora sono solo proposte. Noi chiediamo che queste proposte diventino fattive, perché il modello dell'equa riparazione non è stato messo in piedi dal Governo di centrosinistra. È un modello che deve gestire un fenomeno che sta ovviamente aumentando.
Pensiamo che questa sia una strada. Lei poi ha perfettamente ragione sul rimborso ai gestori dei centri di accoglienza. Il prefetto Morcone ha detto che sono state stanziate le risorse. Si parla di 650 milioni di euro da inserire o in legge di stabilità oppure in un decreto urgente sull'accoglienza profughi.
PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, vicepresidente Gualmini.
Consigliere Foti, prego. Ha sei minuti.
FOTI: Signora vicepresidente, non so se abbia dato fastidio a qualcuno il fatto che mi abbia dato ragione, ma la ringrazio. Penso di non aver intimidito i profughi con questa interrogazione, visto che quando faccio atti di sindacato ispettivo o esercito le mie funzioni di consigliere regionale, come di questore, si dice davanti al personale della Assemblea legislativa che avrei delle nature intimidatorie. Io non intimidiscono nessuno, tanto meno i profughi.
Chiedo il rispetto del principio di legalità e lo chiedo in primo luogo per quanto riguarda l'equa ripartizione, perché il caso di Tabiano è sicuramente il più clamoroso in questa Regione e spero che qualcuno non dica che sono la persona sbagliata solo perché me ne occupo non essendo della provincia di Piacenza, ma, com'è noto, i consiglieri regionali rappresentano la regione e tutto il territorio regionale.
In secondo luogo, me ne occupo perché è il caso più clamoroso, ma ne abbiamo anche di più significativi. Ci sono frazioni in provincia di Piacenza dove ci sono quindici abitanti e diciotto profughi ricoverati, il che è un assurdo.
Lei può capire come sia praticamente impossibile l'integrazione, anche perché si tratta di persone anziane, dove il più giovane ha 75 anni, che vivono in una frazione che è tale, ma magari ha una dispersione di qualche chilometro quadrato. È una situazione del tutto anomala, a cui i prefetti, però, non stanno ponendo risposte.
Il dramma di questa vicenda è che il problema non è gestito né dagli Enti locali, né dalla Regione, ma è in capo a prefetti a cui vengono assegnati improvvisamente 200-300 profughi e null'altro trovano di meglio che esibirsi in alcune inventive. L'ultima è quella del prefetto di Piacenza, lo sa bene il collega Molinari, che ha proposto di fare una tendopoli.
Le lascio pensare a una tendopoli, con il clima che c'è, quali risultati di integrazione può determinare.
Vengo al secondo aspetto. Il fatto che poi il Governo non paghi neanche coloro i quali li stanno ospitando, e lei sa meglio di me che è in capo a coloro i quali ospitano la distribuzione del pocket money, ha portato, come ho citato nell'interrogazione, nel Comune di Vigolzone, i richiedenti asilo a bloccare la strada provinciale per qualche ora e soltanto l'intervento del sindaco, che poi è anche il presidente della Provincia, ha sbloccato la situazione. Il sindaco ha detto chiaramente "o ve ne andate o dico alla forza pubblica di caricarvi", e si è risolto il blocco stradale. Tuttavia, se l'avesse fatto chiunque altro di noi sarebbe sicuramente stato denunciato quanto meno per blocco stradale.
Terza questione, quella della residenza. La residenza anagrafica è una questione molto delicata, perché mentre a colui il quale è riconosciuto il titolo di profugo ha un senso riconoscerla, a coloro che hanno fatto soltanto la domanda…
Lei diceva prima che non viene data ai clandestini. Mi scusi, ma un profugo, finché non è accettata la domanda da richiedente asilo, che cos'è? Visto che sono già assistiti in questo modo si eviti di poter applicare una norma che dà una serie di benefici dall'accesso alla casa, alla partecipazione a tutti i servizi sociali del Comune, al fatto di avere l'assistenza per tutte quelle questioni che la legge non prevede. Attenzione, perché fino a prova contraria, ai clandestini, per la Turco-Napolitano, come per la Bossi-Fini, è consentito soltanto l'intervento sanitario a carico del Servizio sanitario nazionale. Punto. Tutto il resto si tratta di generoso, illegittimo, quando non illecito, beneficio che regala questo Governo ai profughi o sedicenti tali o richiedenti tale status e il risultato è che i nostri territori sono invivibili.
La ringrazio di avermi confortato nell'esattezza della natura di questa interrogazione, la prego, però, di far presente al Ministero, non soltanto che non si può più procedere con delle assegnazioni di profughi fatte dal prefetto dall'oggi al domani, senza neanche il coinvolgimento degli Enti locali, tant'è che alcuni sindaci leggono notizie sul giornale, né tanto meno che si possa continuare a pensare di poter applicare un principio di residenza anagrafica, così come largamente oggi viene praticato.
PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.
Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata si conclude qui.
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