Regione (Archivio)

Gambaro frazione di Ferriere, 30 profughi - o sedicenti tali - a fronte di 15 residenti Italiani; Foti: 'evidente disparita' di trattamento tra i Comuni, le proteste dei cittadini piu' che condivisibili'

Data: 10/04/2017
Numero: 4448
Soggetto: Sottosegretario alla Presidenza
Data Risposta: 11/04/2017

Per sapere, premesso che: - 

il Governo Italiano ha firmato il 2 febbraio 2017 un Memorandum di Intesa con il premier libico Serraj per il rafforzamento delle frontiere tra la Libia e l'Italia e per collaborare nel contrasto all'immigrazione irregolare, al traffico degli esseri umani, al contrabbando. Dopo detto accordo, il Consiglio europeo, nel summit di Malta del 3 febbraio 2017, si è impegnato "a sostenere l'Italia nella sua attuazione": 

ciò nonostante il flusso dei profughi verso l'Italia non registra soste, ma anzi aumenta esponenzialmente rispetto agli anni passati, quasi che qualcuno ritenga possibile ospitare l'Africa in Italia!!!. Al riguardo l'interrogante evidenzia che, una volta per tutte, occorre distinguere tra coloro che fuggono da teatri di guerra e coloro che fuggono dai territori d'origine per altre e diverse ragioni, a partire da quella economica; 

è indubbio che la governance dei flussi non programmati, tutta affidata ai soli Prefetti della Repubblica, lascia quanto meno a desiderare quando non basiti sia per la gestione meramente burocratica che la caratterizza, sia per il mancato coinvolgimento dei sindaci di quei territori nei quali vengono inviati gli stranieri irregolari; 

l'avvio del Nuovo Piano operativo nazionale di accoglimento degli stranieri irregolari, presentato il 3 febbraio 2017, in occasione del Tavolo regionale di coordinamento dei flussi non programmati dalla Prefettura di Bologna, continua a non garantire infatti una ripartizione "equilibrata" delle persone accolte su base comunale; 

la prova provata che la ripartizione degli irregolari risulta del tutto squilibrata, quando non inopinatamente penalizzante e - per certi versi - addirittura pericolosa per certi territori, la si ha solo che si pensi al fatto che, mentre a detto tavolo risulta ipotizzata un'accoglienza teorica di 6 irregolari nei comuni aventi una popolazione di 2000 abitanti, in comune di Ferriere (circa 1400 abitanti, in provincia di Piacenza), segnatamente nella frazione di Gambaro, a fronte della presenza effettiva di 15 residenti potrebbero essere ospitati, in una struttura appositamente destinata ed offerta alla Prefettura, 30 profughi o sedicenti tali. Il tutto mentre nulla è stato di concreto fatto per risolvere la situazione, già denunciata in precedente atto di sindacato ispettivo, che si verifica nella frazione Tabiano di Salsomaggiore (in provincia di Parma) destinataria di un numero esorbitante (circa 150) di irregolari; 

se la Giunta Regionale - oltre a sollecitare il Governo affinché siano eseguite, una volta per tutte, le espulsioni di coloro che non hanno titolo e ragione per continuare a restare in Emilia-Romagna (mantenuti dallo Stato, cioè dai cittadini italiani) - intenda richiedere allo stesso di rivedere, e con modalità ed obiettivi del tutto differenti, i contenuti delle Intese ad oggi raggiunte per affrontare un fenomeno, come quello in esame, che sempre di più assume le sembianze di un'invasione di massa del territorio nazionale e, pro quota, di quello regionale, così impedendo il ripetersi di assurde assegnazioni di profughi o sedicenti tali in aree di Comuni di pochi abitanti - è il caso sopra denunciato di Gambaro - foriere solo di condivisibili proteste e contestazioni. A tacere del fatto che si manifesta un'evidente disparità di trattamento tra i Comuni dalla Regione che, a seconda del numero di profughi che negli stessi risulta ospitato, devono fare fronte non solo ai gravissimi problemi derivanti dalla coesistenza di quest'ultimi con la popolazione locale, ma anche ai costi aggiuntivi che drammaticamente pesano sugli equilibri finanziari dei Comuni stessi.

Tommaso Foti

DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 4448

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per giungere ad una equa distribuzione nel territorio regionale degli immigrati e per espellere quelli che non hanno titolo per rimanervi. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all'oggetto 4448: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per giungere ad una equa distribuzione nel territorio regionale degli immigrati e per espellere quelli che non hanno titolo per rimanervi, a firma del consigliere Foti.

Risponderà per la Giunta il sottosegretario Andrea Rossi.

Consigliere Foti, a lei la parola.

 

FOTI: Molto brevemente, signor presidente. Al di là di quello che è stato un accordo che è stato raggiunto con il Governo libico, al di là di quelle che sono state, nelle giornate successive, le dichiarazioni di intenti dell'Unione europea, al di là dei tavoli che periodicamente vengono convocati anche in Regione sulla questione profughi o meglio richiedenti il titolo di profugo, io penso di poter e dover dire che vi è una gestione sui territori che lascia ampiamente a desiderare quando non è diretta addirittura a provocare sommosse popolari. Io non so quali siano i criteri che guidano i rappresentanti locali del Governo a considerare i sindaci i guardiani del Comune, ma una cosa è certa: quando si va sui territori a individuare presenze che francamente hanno poco senso anche dal punto di vista numerico si realizzano dei disastri.

Negli ultimi giorni in provincia di Piacenza si è pensato di mandare in una frazione dove ci sono quindici residenti di montagna, parlo della frazione di Gambaro, trenta profughi. Adesso ne vengono ipotizzati anche trenta ad Albone, in Comune di Podenzano, altra frazione con un numero limitato di abitanti, e trenta nel Comune di Gazzola che pure è un Comune che ha un numero di abitanti inferiore sicuramente a quei 2.000 per i quali erano stati ipotizzati come criterio di invio massimo sei persone.

Parliamo di Comuni che hanno, salvo quello di Podenzano, meno di 2.000 abitanti, che al più, secondo le regole che ci si sarebbe dati, avrebbero dovuto ospitare sei profughi e per i quali vi sono le ipotesi concrete di ospitarne almeno trenta. Io penso che a questo punto la Regione non possa non intervenire, e duramente, nei confronti del Governo perché noi rischiamo di avere delle situazioni disagiate sotto il profilo dell'ordine pubblico solo per scelte inopinate che, se gestite con altre modalità, avrebbero sicuramente migliore risposta da parte dei singoli territori.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

La parola al sottosegretario alla Presidenza della Giunta Andrea Rossi.

 

ROSSI Andreasottosegretario alla Presidenza della Giunta: In premessa, non tanto con riferimento semplicemente all'interrogazione, è giusto cercare di dare significato al tema dell'accoglimento in quanto noi sappiamo che, in base alla convenzione di Ginevra, il richiedente asilo non è un migrante irregolare, anche se arriva senza documenti in maniera irregolare.

Il recente decreto legislativo del 2015, n. 142, recependo la direttiva europea 2013/32/UE, chiarisce che il migrante deve intendersi richiedente asilo a partire "dalla manifestazione di volontà di chiedere la protezione internazionale al territorio di uno Stato membro". Tale manifestazione di volontà viene ora espressa nella maggioranza dei casi durante la primissima fase di accoglienza nei cosiddetti hot-spot di Lampedusa, Taranto, Trapani e Pozzallo. Pertanto, le persone che arrivano nell'hub regionale e poi si distribuiscono nei CAS vanno definite già in quanto richiedenti asilo.

Relativamente al numero degli sbarchi, dai quali ovviamente prendiamo i riferimenti, i dati dei primi sei mesi del 2017, o meglio al 7 aprile, erano esattamente di 26.657, con un dato, rispetto al 2016, di più 35 per cento. Prefigurano, quindi, uno scenario simile a quello degli scorsi anni con una previsione di arrivi intorno ai 200.000.

Questo è il dato più vicino alla realtà e che dobbiamo affrontare dotandoci di regole e prassi che possono garantire una gestione strutturale e di medio e lungo periodo dei migranti. In merito alle intese nazionali sottoscritte da Governo, Regioni ed ANCI sono sempre andate verso l'obiettivo di una equa ripartizione dei richiedenti asilo fra tutti i territori.

È grazie anche a queste intese, infatti, che il dato dell'accoglienza in Emilia-Romagna si è mantenuto sempre su un 7 per cento complessivo del dato nazionale; quota ovviamente che spetta alla nostra Regione in base ad accordi tra Stato, Regioni e Comuni, che è stato siglato con un'intesa il 10 luglio del 2014. Il nuovo Piano operativo nazionale conferma, quindi, un modello dell'accoglienza diffusa che è entrato in vigore nel 2017 e che va nella direzione di coinvolgere tutti i Comuni con questi parametri. Per i Comuni sotto i 2.000 abitanti viene attribuito un numero fisso di sei posti; per i Comuni metropolitani il parametro è 2 per mille e i restanti vengono attribuiti secondo il numero della popolazione, intorno al 3 per mille. Attualmente, per un sistema nazionale calibrato sui 200.000 posti, la Regione Emilia-Romagna dovrebbe accogliere 14.157 persone. A oggi siamo, quindi, a 12.800 persone circa. Rispetto a un dato di diffusività sul territorio emiliano-romagnolo, siamo al 67 per cento dei Comuni coinvolti.

Tra le Regioni dobbiamo segnalare come solo la Toscana in questo momento sta facendo meglio di noi. Gli squilibri, però, come giustamente lei cita, tra alcune realtà, in particolare nel Comune di Salsomaggiore, sono note e in più occasioni abbiamo chiesto, attraverso anche la vicepresidente Gualmini, che si proceda a una graduale redistribuzione.

Si tratta di squilibri, specie in alcune zone dei piccoli Comuni, che però si possono reputare pressoché inevitabili se consideriamo che il nostro Paese si è trovato, nel corso degli ultimi anni, a un arrivo non programmato di oltre circa 500.000 persone. Infine, per concludere, relativamente all'espulsione, la questione attiene molto al cambio di passo del nuovo ministro, che ha adottato una strategia fondata su due elementi: "severità" dei controlli ed espulsioni, e integrazione, non casuale, ma programmata. In particolare segnalo dei passaggi che sono contenuti all'interno del decreto Minniti che dovrebbe essere convertito entro il 18 aprile dalla Camera dei deputati.

I punti sono: 1) una serie di misure volte ad accelerare le procedure amministrative e giurisdizionali in materia di protezione internazionale (istituzione di 26 sezioni speciali nei tribunali e assunzione di 250 specialisti nelle Commissioni d'asilo, soppressione di un grado di giudizio, nel senso che non è più possibile far ricorso alla Corte d'Appello rispetto alla decisione del tribunale, bensì si può far ricorso direttamente alla Corte di Cassazione); 2) una serie di misure per accelerare le procedure di identificazione per la definizione della posizione giuridica del migrante e per il contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico dei migranti; 3) vengono, infatti, relativamente a questo aspetto, definiti per legge i compiti e le funzioni degli hot-spot ove accedono coloro che sono stati rintracciati in occasione di attraversamento irregolare della frontiera interna o esterna, ovvero sono giunti a seguito di operazioni di salvataggio in mare…

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Soncini): Scusate, consiglieri. Chiedo rispetto del luogo. Grazie.

Prego, sottosegretario Andrea Rossi.

 

ROSSI Andrea: Sempre in riferimento a questo tema, c'è l'istituzione dei centri di permanenza per i rimpatri. I CIE vengono ridenominati centri di permanenza per rimpatri (CPR). Si prevede il potenziamento della rete dei centri in modo da garantire una distribuzione omogenea sul territorio nazionale.

La dislocazione delle nuove strutture avverrà, sentiti i Presidenti delle Regioni interessate, privilegiando siti e aree esterne ai centri urbani che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali sono presenti strutture pubbliche che possono essere convertite allo scopo. Nei CPR potranno accedere tutti coloro che già oggi possono accedere agli istituti penitenziari, comprese, quindi, anche le attuali autorità competenti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola al consigliere Foti per la replica, le restano quattro minuti.

 

FOTI: Signora presidente, il sottosegretario ha fatto un quadro che potremmo definire al tempo stesso realistico e ancora più preoccupante di quello che si potrebbe ragionevolmente rappresentare, perché quando dice che in tre mesi siamo a più 35 per cento di arrivi di profughi o richiedenti il riconoscimento di status di profugo evidentemente dà un dato che è ancora più allarmante solo se si pensi che è su un anno, il 2016, che è già stato un anno record.

Non a caso nelle sue parole ad un certo punto ha ipotizzato che siano circa 500.000 le persone che negli ultimi due anni e mezzo o tre hanno avuto una ospitalità sul terreno italiano non prevista, né prevedibile.

Proprio perché questi sono i dati, penso, signor sottosegretario, che indipendentemente dal decreto-legge, in sede di conversione in questo momento in Parlamento non si possa non riconoscere che le autorità locali di governo attraverso i bandi di disponibilità degli immobili stiano attuando una politica a macchia di leopardo sui territori medesimi destinata a fare più danni che altro.

Io penso che anche il sottosegretario converrà, se non altro per essere stato egli stesso sindaco, che meglio dei sindaci a conoscere i propri territori non c'è nessuno. A volte ipotizzare o individuare soltanto sulla cartina geografica un luogo senza magari conoscere neanche che cosa c'è in quel Comune o che attività si sviluppano in quel Comune diventa una impresa suicida.

Signor sottosegretario, mi permetto di farle un'osservazione. Il criterio sotto i 2.000 abitanti delle sei persone ospitabili aveva una sua ragion d'essere, cioè in fin dei conti si riteneva che in questi Comuni più o meno un nucleo familiare non sconvolgesse nulla. Quando, invece, andiamo addirittura in questi Comuni, si individuano, come nel caso di Gambaro o di Ferriere, frazioni che sono già disabitate perché quando formalmente i residenti sono quaranta, ma i residenti effettivi, perché molti sono AIRE, sono quindici, frazioni dove, signor sottosegretario, non ci sono neanche i servizi di prima necessità, perché non c'è neanche un negozio e si vanno a porre trenta persone in un ambiente prevalentemente abitato da persone che comunque non sono più giovanissime e ci si pongono persone che hanno altre esigenze si fanno dei disastri, altro che integrazione!

Oltretutto, parliamo di Comuni distanti 80-90 chilometri dal capoluogo, dove già di per sé è difficile arrivare in condizioni normali. Penso che oggettivamente la Conferenza Stato-Regioni, ma per essa la Regione Emilia-Romagna, debba far presente al Governo che è inutile scrivere dei buoni principi, non più del 3 per cento, una gestione ai margini della città per le Città metropolitane e quant'altro, quando poi i suoi rappresentanti sul territorio, nel momento in cui devono decidere, non trovano null'altro di meglio che prendere 150 profughi e mandarli in una frazione di 500 abitanti, come il caso di Tabiano o di Salsomaggiore o pensare di mandarne trenta in una frazione come quella di Gambaro, che ha quindici abitanti.

Io penso che questi elementi, tra loro contraddittori, se me lo consentite sono anche dannosi per l'attività che poi deve essere svolta. Parliamoci chiaro, se un Comune ha 2.000 abitanti non è che abbia un servizio di prevenzione anche in termini di presenza dell'Arma dei Carabinieri di un qualche tipo. Mi permetto, e concludo, signor sottosegretario, di dirle che la ringrazio per i dati, però il Governo dia una svegliata ai prefetti, perché così non si può andare avanti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.OGGETTO 4448

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per giungere ad una equa distribuzione nel territorio regionale degli immigrati e per espellere quelli che non hanno titolo per rimanervi. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all'oggetto 4448: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per giungere ad una equa distribuzione nel territorio regionale degli immigrati e per espellere quelli che non hanno titolo per rimanervi, a firma del consigliere Foti.

Risponderà per la Giunta il sottosegretario Andrea Rossi.

Consigliere Foti, a lei la parola.

 

FOTI: Molto brevemente, signor presidente. Al di là di quello che è stato un accordo che è stato raggiunto con il Governo libico, al di là di quelle che sono state, nelle giornate successive, le dichiarazioni di intenti dell'Unione europea, al di là dei tavoli che periodicamente vengono convocati anche in Regione sulla questione profughi o meglio richiedenti il titolo di profugo, io penso di poter e dover dire che vi è una gestione sui territori che lascia ampiamente a desiderare quando non è diretta addirittura a provocare sommosse popolari. Io non so quali siano i criteri che guidano i rappresentanti locali del Governo a considerare i sindaci i guardiani del Comune, ma una cosa è certa: quando si va sui territori a individuare presenze che francamente hanno poco senso anche dal punto di vista numerico si realizzano dei disastri.

Negli ultimi giorni in provincia di Piacenza si è pensato di mandare in una frazione dove ci sono quindici residenti di montagna, parlo della frazione di Gambaro, trenta profughi. Adesso ne vengono ipotizzati anche trenta ad Albone, in Comune di Podenzano, altra frazione con un numero limitato di abitanti, e trenta nel Comune di Gazzola che pure è un Comune che ha un numero di abitanti inferiore sicuramente a quei 2.000 per i quali erano stati ipotizzati come criterio di invio massimo sei persone.

Parliamo di Comuni che hanno, salvo quello di Podenzano, meno di 2.000 abitanti, che al più, secondo le regole che ci si sarebbe dati, avrebbero dovuto ospitare sei profughi e per i quali vi sono le ipotesi concrete di ospitarne almeno trenta. Io penso che a questo punto la Regione non possa non intervenire, e duramente, nei confronti del Governo perché noi rischiamo di avere delle situazioni disagiate sotto il profilo dell'ordine pubblico solo per scelte inopinate che, se gestite con altre modalità, avrebbero sicuramente migliore risposta da parte dei singoli territori.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

La parola al sottosegretario alla Presidenza della Giunta Andrea Rossi.

 

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